Giants at D’backs gara 3 (3-5): buttare una stagione in una settimana, istruzioni per l’uso

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Chi l’avrebbe detto che avremmo perso anche questa? Forse tutti, la legge dei grandi numeri ci fa un baffo e qui di grande abbiamo solo la portata che assumendo la nostra crisi di gioco, di risultati, di atteggiamento, di qualsiasi cosa si possa riferire ai nostri Giants. Eppure la mia memoria molto labile aveva qualche vago riferimento ad una crisi dopo l’All Star break pertanto sono andato a scartabellare gli archivi per verificare se l’avevo solo sognato oppure era già successa una cosa simile. E sì, era già successa, parliamo dell’anno 2016 quando andammo alla breve pausa con 8 vittorie delle ultime 10 di cui 4 consecutive, con un record di 57-33. Al ritorno, dopo pochi giorni, ne perdemmo 6 di fila, ma anche 8 delle 9 partite che giocammo e ben 11 su 13. Poi ci riprendemmo in qualche modo e chiudemmo l’anno a 87-75, andando sì alla postseason ma non replicando la magia degli anni pari, perché era la stagione in cui sciupavamo una valanga di salvezze con Casilla e soci. Pertanto venimmo eliminati dai Cubs (poi campioni) proprio non chiudendo l’incontro nel nono inning, in maniera quasi simbolica.

Il paragone dunque calza se guardiamo alla crisi post-pausa, ma per il resto le differenze non mancano. Qui siamo partiti 48-43 e ora ci ritroviamo 48-50, distanti 3,5 partite da un postseason allargata ma che pare ancora più irraggiungibile se guardiamo il momento che stiamo passando. Per bissare l’anno scorso dovremmo vincere 59 delle 64 partite rimanenti, questo per rendere l’idea del tracollo da un anno all’altro. Questo roadtrip tra l’altro ha eguagliato due record storici della franchigia, uno 0-7 che non si verificava da 37 anni, quando finimmo però la stagione 62-100, un record che pur con tutto il pessimismo del mondo direi che siamo lontani dal raggiungere. Ma la striscia perdente è invece stata ripetuta.

Siamo passati così in una settimana dall’essere ottimisti e speranzosi – avevamo dopotutto battuto i Brewers giocando del buon baseball – a sprofondare nel più profondo dei buchi neri. Sette sconfitte per sette giorni potrebbe essere il titolo di un nuovo film, invece è la realtà di questi Giants che in poche semplici mosse si sono di fatto autoesclusi dalle posizioni che contano per l’autunno del baseball.

A tal proposito, anche dopo questa millesima sconfitta a fine partita ci tocca leggere di chi parla di ambizioni playoff, che dobbiamo rimetterci in pista perché vogliamo lottare per la postseason, et cetera et cetera. Ma basta, santo cielo, non nominate più le parole postseason o playoff, cancellatele dal vocabolario. Semmai giocate senza combinare schifezze in difesa (ieri un altro paio di cui una gravissima, tanto per cambiare) e solo se torneremo in corsa potremo riaffrontare l’argomento. Invece no, tocca sentire tutti i giorni i bla bla bla di chi non si arrende. Non so a voi, ma a me questo inutile ciarlare mi tormenta quasi quanto gli orrori che vedo in campo.

E qui voglio dirla grossa: mai tiferei contro la mia squadra, ma se un altro paio di sconfitte dovessero servire a Zaidi per convincersi di vendere i nostri giocatori più quotati, allora ben vengano un altro paio di sconfitte nella prossima serie, in vista della deadline di martedì. Mi risulta difficile pensare che nonostante questa serie terribile Zaidi sia ancora deciso a spendere, a comprare, ad ottenere giocatori alla Bryant che hanno due mesi di contratto davanti, poi diventeranno free agent e in cambio avremo perso qualche giovane. Onestamente, dove vogliamo andare quest’anno? A questo punto tanto vale privarci di chi comunque ci saluterebbe a breve ed in cambio ottenere adesso giovani valorosi in prospettiva. È un discorso che ho fatto ieri e che ribadisco oggi, visto che l’ulteriore sconfitta ne alimenta l’esigenza. Non sto dicendo di fare tanking fino a ottobre per andare più in basso possibile (peraltro a parte che nel baseball è sostanzialmente impossibile tankare scientemente, ma poi di fatto stiamo già tankando ora, cosa può andar peggio?), semplicemente vorrei che si prendesse con decisione la strada, già tracciata, del rebuilding. Non è nemmeno richiesta una smobilitazione totale tra l’altro, sarà sufficiente perdere uno o due pezzi (Rodon e Pederson, per dirne due) per ottenere qualcosa di buono. Oltre a loro due sul mercato potrebbero andare Flores, Cobb, Wood, Leone, Brebbia, La Stella, Longoria (seh, magari), Yaz. Ovviamente non tutti, ma sarà possibile che qualora saremo sellers perderemo uno o due elementi di questi appena menzionati.

Insomma, faccio di tutto per parlare anche oggi il meno possibile della partita, perché la frustrazione per la stessa certo non manca. Abbiamo subito un home run nel 1° inning, per farci subito capire come sarebbe andata anche stavolta. Poi l’abbiamo anche ribaltata con una valida di Estrada a cui è seguita una sua rubata che ha causato un errore della loro difesa e la conseguente marcatura di Gonzalez. Ma il vantaggio è durato il tempo di alzarsi a bere un bicchiere d’acqua, l’immediato pareggio D’backs si è poi evoluto nella sconfitta maturata nel 7° inning.

È importante sottolineare come si è perso, perché è esemplificativo di quello che siamo. Parte tutto da un bunt sul quale il corridore, McCarthy, arriva in 1B anticipando di poco la palla sul guanto di Belt. Poi una grounder fa avanzare i corridori in posizione punto, poi un altro bunt che Belt raccoglie a breve distanza da Wynns e sbaglia totalmente l’assistenza, sparando verso il proprio catcher una palla che sarebbe stata buona solo se il nostro catcher si fosse chiamato Dikembe Mutombo (così cito il titolo di un vecchio pezzo che scrisse il mio amico Giorgio sul presente blog). Palla quindi alle spalle di Wynns, due punti entrati, esattamente la differenza che si conta a fine match. È poi arrivato un fuoricampo gentilmente concesso ed offerto da un Long clamorosamente generoso negli ultimi tempi. Infine abbiamo accorciato nell’8° con una valida di Belt che non si è riabilitato dall’errore ma almeno ha prodotto qualcosa in attacco, per finire con un nono inning con il punto del pareggio in base e il punto del vantaggio in battuta – La Stella – che si prende un imbarazzante strikeout a chiudere la contesa. Avanti così.

Note negative del match:

  • Long: è un mancino quindi va forte contro i mancini, dicevano. Bene, quest’anno i mancini contro di lui sono 21 su 46 con una slugging di oltre .800 contro i .164 dell’anno scorso. I destri invece, per continuazione del paradosso, gli battono .152. Che dire, lo mettiamo magari contro i destri oppure ci ostiniamo a farci del male? Essendo Kap ossessionato dal platoon ognuno conosce già la risposta.
  • La Stella: è rientrato dalla IL e si è visto, ovviamente in negativo. Partita offensivamente sciagurata, offensivamente in entrambi i sensi, ovvero che ci ha offeso per come ha giocato. 0 su 5 e un K finale da urlo, di rabbia.
  • Yaz: peccato aver perso il conto popponi perché potremmo già essere in tripla cifra. Brutto a vedersi.
  • Belt: errore che non deve fare. Lo perdono perché è lui e ci ha dato tanto, ma se i veterani devono dare l’esempio qui andiamo male.

Note positive:

  • Estrada: tre hit per uno dei pochi che sta provando a fare qualcosa, riuscendoci. In mezzo al guano emerge di poco, che è meglio di niente.
  • Rogers: un inning pulito. Ecco, ci siamo giocati il bonus inning pulito, in una partita comunque persa. Ciò significa che alla prossima uscita non andrà così.

Justin Steele, 27enne pitcher mancino del Mississippi è il nostro prossimo avversario che troveremo sul monte. Steele gioca nei Cubs, perché sono proprio i Cubs che affronteremo in una serie casalinga da 4 che parte stanotte e che ci vedrà impiegati solo nelle notti italiche, domenica compresa, per un Sunday Night che avrà protagoniste due squadre gloriose ma non proprio nei loro momenti top della loro storia. Steele ha una ERA di 4.02 quest’anno, forte di 18 partenze. In luglio ha lanciato tre volte per una ERA di 2.55, molto positiva quindi con poca roba lasciata per strada agli avversari ma non pochi walk, aspetto sicuramente da considerare per farlo lanciare un bel po’ e vedere come se la cava con il controllo.

Dal nostro canto manderemo Wood, non scrivo neanche “speriamo” oppure “forza”. Semplicemente limitiamoci ad assistere se avremo il coraggio barbaro di perdere pure questa. C’è curiosità.

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