Archivio per aprile, 2022

Giants vs. Nationals gara 1 (4-14): classico film anni 90

Posted in Analisi on 30 aprile 2022 by ilfinnico
Credits: NBC Sports Bayarea

Ma che titolo è? Dai su…lo avete pensato subito. Qualcuno avrà pensato a un “I Nats ci mettono Soto” o a qualche altro gioco di parole. Dato che sulla partita dei nostri non c’è molto da raccontare, spieghiamo la scelta titolistica. Avete presente quelle commedie sul baseball che arrivarono da noi negli anni 90? Non parlo di capolavori come Major League, Major League II etc etc ma cose tipo “La recluta dell’anno” e roba simile. Quei film nei quali l’arbitro, nella traduzione italica, non chiamava “ball” ma diceva “pallaaaa”.

Quei film avevano una scena in comune. A un certo punto c’era un primo piano frontale del lanciatore. La scena doveva far capire che stava incassando una caterva di valide. La soluzione scenica, di ogni film anni 90, era quel primo piano del pitcher che guardava a destra, poi a sinistra, poi in alto e poi in basso. Le valide avversarie arrivavano da ogni dove….ecco dopo aver visto la partita di ieri, Alex Wood me lo immagino così: inserito in un’inquadratura anni 90 che guarda le palline dei Nationals passargli di qua, di là, di su e di giù. Alla fine i nostri ospiti battono la bellezza di 22 (oh raga…VENTIDUE) valide con dei 4-5 volanti al piatto da parte di un paio dei loro

Soto inaugura il primo con un fuoricampo che ci manda sotto 0-1, reggiamo fino al secondo dove loro mettono altri 2 punti ma il 3-0 diventa 3-2 grazie al fuoricampo drittissimo di Vosler. Il 5-2 alla fine del terzo sembra già essere un solco abbastanza incolmabile dato che oggi (ieri) non funziona praticamente niente. I ragazzi inceppati prendono 4 punti nel sesto. Il resto è uno spring training di regular season. Poco da dire quindi, poco da analizzare. La speranza è che il pezzo di domani contenga più baseball e meno cinema. In gara 2 sarà sfida sul monte tra Webb e Adon

Minors, i nostri 10 top prospects: Luciano continua a volare, allarme rosso per Matos?

Posted in Minors on 29 aprile 2022 by Mat
Credits: nbcsports.com

In questo post che avevo pensato originariamente dedicato alla situazione delle squadre delle Minors, tratto invece della situazione dei nostri singoli prospetti, forse perché più interessante per chi legge in quanto possiamo monitorare assieme la situazione dei nostri potenziali futuri Giants e anche perché c’è sempre tempo per fare i pezzi sulle nostre affiliate.

Dando uno sguardo d’insieme, posso dire che rispetto ai grandi entusiasmi prestagionali ora siamo un po’ rientrati nei ranghi. Il nostro super top prospect non sta deludendo, ma qualcun altro invece sì, mentre c’è anche si sta affermando partendo dalle retrovie.

Funziona d’altronde sempre così: c’è chi promette di fare sfracelli quando è in età poco più che adolescenziale e poi si sgonfia crescendo (quanti casi ci sono in questo senso, a centinaia) e chi magari pescato al millesimo giro di Draft che diventa un signor giocatore. D’altronde le classifiche dei prospects sono fatte da esseri umani ed esseri umani sono anche quelli che giocano. Tante cose possono cambiare nel passaggio di un’età delicata tra i 18-20 e i 24-25 anni, quando si capisce definitivamente che fine farà tal giocatore.

Pescando da un sito a caso (perché tanti sono quelli che hanno le loro classifiche di prospetti) ho messo in fila i nostri migliori prospetti e ora andiamo a raccontare come se la stanno cavando, a partire ovviamente dal primo, fino al decimo. Il sito comunque è Fangraphs, vera Bibbia per tanti nerd del gioco.

  1. Marco Luciano (SS): il nostro Marcolino Lucianino sta mantenendo tutte le promesse, ad oggi, battendo forte a livello di A+, gli Eugene Emeralds. Slash line che recita .321/.361/.607, con 15 partite giocate che constano in 56 at-bat in cui ha messo 18 valide di cui 4 doppi e 4 fuoricampo. Siamo ancora con relativamente pochi dati ma l’inizio è di quelli importanti, con media battuta e slugging altissime. Dovesse continuare così, credo che il salto in doppio A arriverebbe a breve. E perché no, non sarebbe così folle immaginare un salto fino a Sacramento entro il termine della stagione. Solo finora in due delle partite giocate non ha battuto valide, mentre deve maturare difensivamente, visto che ha commesso per ora 2 errori su 13 partite giocate nel suo ruolo di interbase. Lasciamolo crescere e crescere bene, che c’è ancora da lavorarci su, ma il talento è cristallino e se tutto va bene (ricordo che a settembre farà 21 anni) tra non molto tempo ci farà sognare in maglia arancionera.
  2. Luis Matos (OF) (nella foto): stessa età (ma classe 2002, anni compiuti a gennaio) per l’esterno venezuelano e stessa squadra di Luciano, ma con numeri assai diversi. Numeri che non esiterei a definire da allarme rosso se non fosse che cerco di ripetermi fino allo sfinimento (di me stesso per primo) di essere equilibrato con i giudizi. Ad oggi però parliamo di 15 partite giocate, 57 AB e una linea che dice .140/.234/.140. Se teniamo conto che l’anno scorso nella categoria inferiore di San Jose chiuse 109 partite con media di .313 mi sembra che si sia rotto qualcosa. Slump prolungato o cos’altro? Spero sia solo slump, francamente, ma da un prospetto classificato come al nostro numero 2, quindi che teoricamente darebbe più garanzie di altri, non ce lo si aspetta. Solo in 6 partite su 15 ha battuto valido, e sono stati tutti singoli. Che dire? Credo sia prestissimo per dare considerazioni, ora limitiamoci a leggere questi numeri parzialissimi e speriamo inverta la rotta.
  3. Patrick Bailey (C): il catcher prima scelta dei Giants anno 2020 tra un mesetto compirà 23 anni, che non sono pochissimi anche se ha ancora tempo per costruirsi una buona carriera. Mi pare pacifico però che non si stia parlando di un fuoriclasse, di un Posey del domani. Di Posey ce n’è uno e così per sempre sarà. Come va il ragazzo? Non benissimo, anche se ha giocato appena 13 partite e quindi ancora meno dei due citati prima. Linea che dice .156/.220/.289, anche lui a Eugene in A+. Sono arrivati 5 singoli e 2 fuoricampo, mentre se ricordate nello spring training ha fatto bene battendo .333. Ma ha giocato appena 6 partite, roba molto poco indicativa. L’anno scorso al piano inferiore di San Jose battè .322 in 47 partite, poi salì a Eugene e battè .185 in 33 match. Non tanto diverso da Matos. Domanda secca: Siamo di fronte ad un pacco? Posto che il baseball ha strade infinite e visto che il mio giudizio non sposta nulla di una virgola, mi sbilancio e dico di sì. Spero di sbagliarmi (consolatevi: accade spesso).
  4. Kyle Harrison (P): primo pitcher dell’elenco e tanto hype per lui, che a settembre compirà 21 anni. L’anno scorso giocò 23 partite al piano inferiore (sempre San Jose, quest’anno è a Eugene come gli altri 3 di prima) e chiuse con una ERA di 3.19, non malvagia, anzi. Quest’anno siamo a 4 partenze, ERA di 3.00. Di fatto ha lanciato tre volte in maniera divina e una volta maluccio, la penultima, concedendo 4 punti e altrettante hit in 2 inning. Nelle altre tre è stato praticamente magistrale realizzando anche qualcosa come 11 K nell’ultima uscita di soli 4 inning. Parliamo di 32K in 4 partenze, 15 inning, oltre 2 strikeout per inning. Numeri completamente senza senso, possiamo dirlo? Sale tantissimo l’aspettativa per lui, però è giovane, va lasciato libero di sbagliare. Inutile però che vado a leggere i numeri di ogni sua uscita con l’attenzione di un bimbo che sta scartando il suo regalo di Natale.
  5. Heliot Ramos (OF): ehi, che ci fai qui, tanque? Nei miei pensieri è già in MLB ma in realtà vi ha giocato solo 4 partite e ha una media invidiabile di .333. Pensandoci bene mi assale l’incubo di Gary Brown, lo ricorderete. Era un outfielder ultra-promettente che fece un po’ tutto il percorso delle minors. Eh ma tra poco sale, tra poco arriva, e non arrivava più. Sì ma tra poco lo vediamo in maglia Giants e spaccherà tutto. Come Bonds? Forse, ma quasi, ma forse anche di più. Insomma tutto il popolo arancionero aveva un hype tremendo per lui. Arrivò sì in maglia Giants nel 2014 e giocò 7 partite, con una media battuta di .429. La sua media ufficiale e definitiva in MLB è di .429. Può anche raccontarlo ai nipotini. Omettendo però il finale perché si perse nel nulla e sparì completamente dai radar, finendo con il ritirarsi nel 2017 per poi partecipare ad un programma televisivo nel 2020 simile a Mai dire Banzai. Finaccia, se ce n’è una, e magari era adatto solo per la MLB viste le sue medie. Vabbè, tutto questo per dire che NON voglio che il tanque faccia la sua fine, ma confesso di provare qualche brivido. Draftato nel lontanissimo 2017 (anno del ritiro di Brown, argh!) ha fatto tutto il percorso per la MLB. Ora che di anni ne ha 22, sta battendo .224/.348/.345, con un doppio e due fuoricampo in 15 partite. Maluccio la sua media battuta, molto meglio la sua OBP. Temo un po’ per lui, ma secondo ma ha qualcosa da dare in MLB e penso che lo darà. Almeno, ci spero fortemente.
  6. Joey Bart (C): eccolo qui. Di lui però sappiamo già tanto, visto che gioca in prima squadra. Di anni ne ha 25 compiuti a dicembre e speriamo non si stia incartando, con medie che negli ultimi giorni sono precipitate a piombo. L’anno scorso a Sacramento battè .294/.358/.472 in 67 partite. Numeri di tutto rispetto. La MLB è un’altra vita e lui deve dimostrare di saperci stare. Che noia però dover sempre dimostrare, penserà lui. È vero, è la vita, maledizione.
  7. Gregory Santos (P): dominicano che ad agosto compirà 23 anni, ci ricordiamo di lui avendolo visto l’anno scorso in prima squadra, proprio di questo periodo, quando mise assieme tre presenze da rilievo. La prima fu un successone, le altre due un incubo che costrinse il nostro Mister a rispedirlo giù e a mai più rivederci, deve avergli detto. In realtà non credo sia andata così, Santos è talentuoso e potrà tornare su tra qualche tempo, ora deve affinare un po’ il suo arsenale. Al momento a Sacramento viaggia con una ERA di 2.79 per 7 partite e quasi 10 inning lanciati, è ancora molto ridotto il campione rappresentativo ma il numero in sé è piuttosto positivo. Monitoriamo.
  8. Hunter Bishop (OF): giocatore che venne draftato come prima scelta dai Giants (10a in assoluto) nel 2019, è fratello di, nel senso che Braden Bishop ha già assaggiato la MLB – senza lasciare molto il segno – e ora dovrebbe far parte dell’organizzazione di Arizona dopo aver fatto anche una comparsata nella galassia Giants l’anno scorso. Hunter ha quasi 24 anni e ora milita nelle fila di Eugene in A+, per i quali finora ha giocato 14 partite con linea che recita .118/.182./235. Credo sia la slash line più triste nell’orbe terracqueo quindi confido sul fatto che 14 match (51 at-bat) rappresentino un campione troppo piccolo. Ad ogni modo la carta d’identità non mente e su di lui oserei dire che il tempo sta scadendo. C’è da dire una cosa però:ha già pronto il lavoro di riserva. Wikipedia mi suggerisce infatti che è un produttore musicale e ha già inciso diversi singoli. Ha pure uno studio musicale. Beh, con le medie che si ritrova voglio sperare che non produca del fado, che peraltro sarebbe attinente.
  9. Will Bednar (P): prima scelta Giants nel Draft 2021 (14esimo assoluto), Bednar compirà 22 primavere tra un paio di mesi. Ora gioca a San Jose, che è a livello A, quindi il più basso tra i quattro scalini (ve ne sono anche di più bassi, ma non scendiamo così a fondo). L’anno scorso fece appena due partenze, quindi possiamo anche soprassedere. Quest’anno siamo a quota 4 e la ERA è di 1.62, con 16.2 inning lanciati, 5 hit e 3 punti concessi, di cui 2 fuoricampo. Bene soprattutto nell’ultima uscita, con 5 inning hitless. Prima di esaltarci troppo ricordiamoci che – a parte il solito discorso del campione troppo basso – siamo al livello dove i succitati Matos e Bailey spaccavano tutto, quindi è da testare come minimo al piano superiore. Di certo si intravede del potenziale, altrimenti – come direbbe capitan ovvio – non l’avremmo draftato solo l’anno scorso.
  10. Jairo Pomares (OF): chiudiamo con un giocatore che ovviamente non ho mai visto giocare ma che mi esaltava, almeno l’anno scorso, solo a leggerne i numeri. Il cubano che ad agosto compirà 22 anni, nel 2021 a San Jose ha giocato 51 partite battendo .372/.429/.693, numeri da capogiro con 14 fuoricampo. È stato poi promosso a Eugene, giocando 26 match con una slash di .262/.269./505, con 6 home run, confermando di essere dotato di una potenza fuori dall’ordinario. E quest’anno? 10 match a Eugene, davvero pochi per ora, linea comunque di .229/.289/.400. 8 hit di cui 3 doppi e un fuoricampo. Cosa possiamo dirne: poco, per ora, per 10 partite non si può certo sentenziare qualcosa. Diciamo che Eugene è un bello scoglio per chi sta crescendo e anche lui sta imparando che deve fare ancora strada per poter ambire in alto. Il potenziale però mi sembra palese da questi numeri, ora deve passare alla fase due, ovvero mostrarlo il più possibile.

Finita la top ten, si possono dare dei virtuali più a Luciano, Harrison e Bednar, dei virtuali meno a Matos, Bailey e Bishop, mentre gli altri li lasciamo sospesi. Sicuramente c’è soddisfazione nel vedere la costanza dei due migliori, Luciano e Harrison, e un po’ di preoccupazione su Matos e forse su Bailey su cui però temo che qualcuno abbia già tracciato una X.

La buona notizia sta nel fatto che non ci sono solo loro, semplicemente qui sono stati inseriti i primi 10. Fuori dai 10 ne abbiamo altri che stanno facendo bene e di cui, chissà, arriverà un post in futuro. Fuori i nomi intanto: Toribio (3B), Beck (P), Schmitt (3B), Hjelle (P) di cui si è già parlato molto, Teng (P). Questi sono cinque, ma c’è anche dell’altro.

Monitoriamo i ragazzi e sogniamo assieme a loro un approdo nelle Big Leagues. Sempre ricordando che uno su mille ce la fa.

Giants vs. Athletics gara 2 (0-1): perdiamo i pezzi e perdiamo il derby

Posted in Resoconti on 28 aprile 2022 by Mat
Credits: sfchronicle.com

C’è qualcosa che disturba di più di una “normale” sconfitta? Sì, quando la sconfitta stessa arriva dopo una grande rimonta subita oppure all’ultimo inning, oppure subendo un no-hitter, o peggio ancora in walk-off nel caso si giochi in trasferta. Ma c’è qualcosa che oltre alla sconfitta aggiunge un carico di disappunto: quando perdiamo qualcuno per infortunio.

È questo il caso. Parliamo di una sconfitta piuttosto ordinaria e quindi tutto sommato pure accettabile. Certo, con il minimo scarto e con qualche rimpianto, ma non c’è sconfitta che non abbia rimpianti, quindi passiamo oltre, no problem. Il problem sta nel fatto che pure stavolta andiamo a saturare un’infermeria che sarà costretta ad assumere del personale per far fronte a tutti i Giants che stanno passando ultimamente da quelle parti. Stavolta è il turno di Joc Pederson, il nostro attuale miglior hitter nonché il più caldo, che si è rotto durante una corsa dalla prima alla seconda base in una situazione pure molto favorevole per noi, ma che da teoricamente molto favorevole si è trasformata in un disastro.

Da come si è fermato Joc, ho idea che il suo approdo in IL sia piuttosto scontato. Felice di sbagliarmi con le mie diagnosi dal divano e pure da persona che di medicina sa solamente la posologia dell’ibuprofene, però questo pare. La corsa del nostro platinato si è interrotta bruscamente visto che ha avvertito un dolore all’inguine, è stato poi sostituito e nella giornata di oggi verrà sottoposto agli esami del caso. “Si spera di evitare l’IL”, così dicono dalle parti della Baia, ma credo con una certa dose di ottimismo ingiustificato. Bene che vada, Joc lo rivedremo tra minimo una settimana e ciò vuol dire che non lo vedremo martedì e mercoledì quando andremo a far visita ai caschi blu. Ed è un peccato, perché Joc si sarebbe divertito ad affrontare i suoi ex compagni e perché ci sarebbe piaciuto essere là non dico con tutti gli effettivi – perché giocoforza non potrebbe essere così – però piuttosto muniti. Invece temo che saremo in versione soft power.

Andrà quindi ripescato qualcun altro, anche se in termini di outfielder non abbiamo molta scelta. Precisamente ne abbiamo due: il tanque Ramos e LaMonte Wade, visto che sono gli unici facenti parti del 40-men roster, bacino in cui si può pescare. Ramos non sta facendo bene a Sacramento da quando è tornato giù, bisogna essere onesti. Batte ad oggi .222 e pur non avendolo visto si può facilmente intuire come le cose non stiano andando molto bene; probabilmente può aver influito anche un fattore di testa.

Wade è in rehab a Sacramento e il Mister nel dopo gara 2 ha detto che non vuole forzare con lui. È possibile quindi – ma le mie sono solo deduzioni basate su quello che leggo – che venga chiamato Ramos per le prossime tre e poi rimandato giù, per far arrivare Wade dalla prossima settimana in casa Dodgers.

In esterno c’è anche a disposizione Williams, che è piuttosto polivalente nei ruoli difensivi, però lui è un opzione per il ruolo di infielder e prende il posto naturale di Vosler quando si va ad affrontare dei pitcher mancini. Peraltro pure Vosler prende il posto naturale di qualcun altro, ma non vorrei allargare troppo il discorso.

Morale della storia, perdiamo i pezzi e – nell’attesa di recuperare almeno qualcuno – perdiamo il secondo derby del Bay Bridge dopo aver vinto il primo e finalmente oggi ci riposiamo. Esatto, non è che si riposano, bensì ci riposiamo, noi con loro, perché a vedere questo tour de force senza sosta viene normale essere stanchi anche noi che li guardiamo in tv. Già, dico la verità, mi è parso strano vederli trionfare in gara 1 dopo quell’andirivieni tra le varie città degli USA, ma forse abbiamo vinto per inerzia. È quindi normale assistere al crollo – anche se in realtà è stata una sconfitta onorevolissima – di gara 2. Crollo in termini di produzione offensiva e di battute importanti nei momenti importanti. Finita la benzina, ragione probabilmente anche dell’infortunio di Joc.

Parliamo dunque del match, che al termine dello stesso ci manda a quota 13-6, sempre però in testa causa stop dei bulli contro Arizona.

Kapler propone gli stessi uomini del giorno prima avendo di fronte un altro partente destro. Inverte solo Flores e Ruf; il primo – che resta DH per il 4° giorno consecutivo – va a battere addirittura cleanup, il secondo retrocede in sesta posizione anche a causa del suo slump che peraltro non risolverà in questo match. Crawford resta 5° nell’ordine di battuta e a tal proposito vi copio-incollo da Wikipedia cosa si dice del 5° battitore del lineup: The fifth batter is usually a team’s second-best power hitter, and his purpose is often to “protect” the clean-up hitter in the batting order. He is expected to pose enough of a threat that the opposing team refrains from intentionally walking the clean-up hitter in potential scoring situations. Vi pare calzante per Crawford? Questa volta lascio a te, caro amico lettore, le tue considerazioni. Magari sì, magari no.

Sul monte, Long, come sempre succede. No, non sempre, ma ultimamente spesso sì. Pronti via e al sesto lancio il primo battitore, Chad Pinder – che rientrava oggi dopo essere stato in covid list – la butta fuori per l’1-0 Athletics. Ah, si parte forte, chissà quanti punti stasera. Long poi non subisce altro ma il secondo battitore arriva in base causa un inusuale tiro impreciso in 1B di Crawford. Poi un doppio gioco e un K chiudono l’attacco degli Atletici.

Il nostro primo non è dissimile dal loro, con la piccola eccezione del fuoricampo, che noi non facciamo. Contro il pitcher Blackburn , Joc arriva in base con un errore mentre Belt pur battendo forte incappa in un doppio gioco con Pederson che era inevitabilmente staccato dalla base.

Nel 2° ecco Junis. Domanda: perché iniziare con Long e poi andare subito con un rilievo lungo? Forse Kap potrebbe illuminarmi e sono sicuro che mi convincerebbe, ma forse per via del fatto che abbiamo perso per 1-0 con punto subito da Long, mi chiedo la ragione di tale mossa e non ne trovo una che mi piaccia. Junis è un partente fatto e finito, in carriera ne ha fatte quasi 100, non è timido a iniziare. Peraltro se fosse timido all’inizio avrebbe non pochi problemi nell’affrontare il cleanup come primo battitore, oppure il 5° del lineup. Invece no, parte Long perché? Obiezione: perché se fa benissimo resta su più di un inning. No, perché ha lanciato due giorni prima, per forza avrebbe lanciato un inning. Obiezione: perché lui è mancino e affronterà qualche mancino all’inizio. No, perché i primi tre del lineup degli A’s (i primi 5, a dirla tutta) sono destrimani. Quindi a maggior ragione andrebbe messo Junis, direi. Che tanto se deve fare 5 inning, che li faccia dal 1° al 5° o dal 2° al 6° non cambia troppo. Cambia, se i primi battitori sono destrimani.

L’unica spiegazione che potrei dare è che Kap ritiene che Long a partita in corso abbia più problemi, oppure che un risultato che si compromette all’inizio sia più recuperabile, mentre mettere Long nel 6° con risultato in bilico sia più rischioso. Non so, sono supposizioni da cazzeggio da blog.

Poi, va da sé che quando si vince queste domande nemmeno ce le si pone e, anzi, bravo il Mister con la sua strategia. Quando si perde si trovano errori anche in come mastica la cicca nel dugout. Detto ciò, sempre viva il nostro Kap.

2° inning dunque. Junis lo lancia perfettamente, noi invece sciupiamo il leadoff single di Crawford con il doppio gioco su Ruf. Seconda opportunità che sprechiamo in altrettanti inning, certo non un’occasione gigantesca ma solitamente avere il primo uomo in base è indice di possibili punti susseguenti.

Nel 3° un K chiude l’inning di Junis, che aveva concesso un singolo. In attacco, come accennato prima, sprechiamo la più grossa delle opportunità di serata. Con 1 out infatti riempiamo le basi, merito di un walk su Vosler, del secondo errore del loro 3B in assistenza che manda in base Casali, e di un fortunoso infield single di Joc, la cui fortuna si esaurisce del tutto subito dopo perché Belt incappa nel doppio gioco che non ci fa segnare, fa chiudere l’inning e fa rompere Joc. Filotto. Inevitabile poi pensare che se il nostro capitano avesse un filino di velocità in più avrebbe potuto evitare il double-play e consentire l’1-1. Non avrebbe però evitato l’infortunio di Pederson, che si fa sostituire da Slater.

Nel 4° inning Junis concede un walk ma ancora un K chiude la ripresa. In attacco restiamo silenziosi. Nel 5° un momento difficile per il nostro rilievone perché subisce due singoli e c’è un solo out, corridori dunque agli angoli. Arriva però uno splendido pickoff Junis to Belt, con l’out in prima poi bissato dal “solito” K per chiudere la vicenda. In attacco leadoff double addirittura, con Gonzalez. Anche qui occasione sprecata: prima Estrada va groundout swingando una palla lontanissima dalla strike zone (improperi che volano come colombe), poi un triste K su Vosler e un più che triste comodo out su Casali.

Altro buon lavoro per Junis nel 6° nonostante un singolo subito con 2 out; anche qui finisce tutto liscio. Gli A’s fanno entrare i rilievi e il primo di loro lancia una ripresa perfetta.

7°, entra McGee per noi. Con due out si prende un triplo da Pache con palla che rotola fino a fondo campo; una comoda linea colta al volo da Slater chiude però l’inning ospite. In attacco andiamo in base con un walk su Gonzalez ma non si va oltre, perché l’inning finisce con Estrada che swinga a vuoto il quarto ball, con palla quasi rimbalzante (sgrunt).

Nell’8° è perfetto Rogers sul monte, mentre in attacco buttiamo a mare un altro leadoff man, stavolta Vosler con il suo walk. Nel corso dell’inning cambia l’uomo in prima (per force out) ma non cambia il fatto che nessuno va in seconda.

Ultima ripresa: Camilo per noi, con un po’ di fatica. Incassa infatti un doppio al secondo battitore, con 1 out. Dopo una base intenzionale arrivano però gli altri due out. Last chance per noi ma polveri ancora bagnate: il primo battitore è Flores, che guarda caso quando c’è da battere qualcosa di importante da quell’orecchio non ci sente. Il suo sarebbe un comodo groundout se non fosse che il loro pitcher si dimentica di coprire la 1B. Deve pensarci quindi il prima base Brown a fare tutto e arriva a taggare out il nostro DH solo dopo review degli arbitri.

Forse il leadoff single non avrebbe cambiato di molto le cose perché non era comunque serata. I due out successivi arrivano infatti comodamente e il poppone finale di Ruf con cui si chiude il match è forse un omaggio all’assente Yaz.

Note negative del match:

  • Estrada: parto da lui perché è uno dei miei cavalli e perché mi attendo molto dalle sue prestazioni (aggiungo che personalmente è uno dei miei 2 Giants al fantasy, ma saggiamente stavolta non l’ho schierato). Male stavolta, non tanto perché rimane hitless piuttosto perché la sua fretta lo tradisce quando questa volta la pazienza sarebbe stata importante. Gira un lancio che non c’entrava niente con l’area di strike, e finisce out, trovando la palla ma non colpendola bene. Poi va K su un quarto ball quasi rimbalzante. Apprezzo molto la sua vitalità, l’energia che ci mette, le qualità difensive e anche le capacità offensive, ma deve imparare a non esagerare al piatto, provando un po’ – non tanto, solo un po’ – a selezionare i lanci.
  • Belt: due doppi giochi letali. Se sul primo è sfortunato perché fa grosso contatto e casualmente la traiettoria incoccia quella del loro 1B, sul secondo lo spreco è grande. La scarsa velocità invece non posso certo rimproverargliela.
  • Ruf: medie che si inabissano nel più profondo degli oceani. Arriverà il momento di tirarsi su, speriamo più prima che poi, perché ora servono validone. Soprattutto ora che perdiamo Joc.

Note positive:

  • Junis: fare schifo in Triplo A non significa fare altrettanto schifo in MLB, e lui è l’esempio che speriamo contagi mentalmente anche Ramos. Siamo in campo di small sample size quindi sicuramente non era così scarso prima quanto non è così forte ora, ma intanto due buone prestazioni ce le mettiamo in tasca. La definizione di “usato sicuro” per lui torna utile, speriamo resti valida.
  • Rogers: ottimo il suo inning, per un bullpen che in generale si conferma il migliore per distacco di tutta la MLB. Non lo dico ovviamente io, ma i numeri, ERA alla mano. Lui, Junis a parte, è il migliore di serata.

Chi è il giocatore del giorno preso dai Giants? Sì, perché anche oggi (cioè ieri) abbiamo preso un giocatore. Si tratta di Darien Nunez, pitcher cubano 29enne che è stato appena sottoposto alla malefica TJ surgery dopo essere stato spietatamente messo DFA dai caschi blu dodgersiani. Nunez ha all’attivo appena 6 presenze in MLB fatte l’anno scorso con LA (appena 7 inning), mentre nelle minors sono più rilevanti le 32 partite dell’anno scorso in triplo A in cui ha avuto una ERA di 2.38, molto buona. I bulli in blu, una volta saputo che si era rotto, lo hanno tagliato, perché non hanno un cuore come sappiamo, mentre noi l’abbiamo firmato a costo zero pur sapendo che salterà tutto il 2022. Una Zaidi-move in piena regola dunque, in ottica futura potrà rivelarsi un acquisto utile.

Oggi dunque il meritato riposo. Da domani serie casalinga contro i Nats, da pochissimo affrontati presso il loro domicilio. Non vanno sottovalutati perché noi siamo rimaneggiati, sebbene proporremo Wood e Webb rispettivamente per gara 1 e 2. Loro risponderanno con Aaron Sanchez per la prima, quel Sanchez che avevamo noi l’anno scorso e che abbiamo già affrontato nella serie della scorsa settimana, battendogli contro 4 hit e altrettanti punti in 4.1 inning. È destro anche lui così come Joan Adon, partente 23enne stabilito per gara 2. Adon che ha 5 presenze in MLB di cui 4 fatte quest’anno da partente, in cui ha affrontato anche noi nell’ultima serie (4 inning, 6 hit, 5 punti).

Quanto a lanciatori non sembrano dunque messi benissimo, ma ripeto, non vanno sottovalutati. Gara 1 sarà su Apple Tv, novità MLB quest’anno. Si potrà vedere dalle nostre parti? Ancora non l’ho capito ma lo scopriremo presto.

Il blog potrebbe non esserci nel weekend, ma anche questo lo lascio nel dubbio (forse domani speciale Minors? Chissà). Ad ogni modo, ci si vede comunque presto, forza gli arancioneri sempre.

Giants vs. Athletics gara 1 (8-2): San Francisco Wanderers, vagabondando si vince

Posted in Resoconti on 27 aprile 2022 by Mat
Credits: mccoveychronicles.com

Eh ragazzi, non è che ci stiamo abituando troppo bene? Arriva un’altra vittoria che porta a 13 il totale e a 5 le vittorie di fila, con poi il dato curioso e certo non molto spesso ripetibile di tre vittorie in tre giorni in tre parti diverse d’America. Dobbiamo fare il confronto con l’anno scorso, sarà ben una settimana che non lo facciamo. Ora siamo 13-5 e l’anno scorso eravamo 11-7, quindi stiamo andando persino meglio, cioè, ancora meglio, visto che già eravamo partiti con un bilancio migliore rispetto all’anno di grazia 2021.

È faticoso fare questi confronti perché è pesante il fardello da reggere e c’è sempre l’idea che sia un dato provvisorio. Di certo è che siamo partiti forte, nonostante tanti infortuni, nonostante i soliti favori del pronostico ci davano ancora una volta tra le retrovie, nonostante nell’ambiente c’era sì un certo ottimismo ma sicuramente non un grande entusiasmo. Eppure siamo lì.

Durerà? Non durerà? Mentre sfogliamo la margherita giochiamo partite e soprattutto le vinciamo. Se l’anno scorso almeno io avevo sempre la sensazione che prima o poi saremmo crollati e invece non arrivava alcun crollo, anzi, acceleravamo, quest’anno le aspettative sono maggiori e c’è il rischio di farsi del male. Insomma, è destino del tifoso non godere veramente mai di ogni vittoria perché c’è la sensazione che non possa durare e invece disperarsi per ogni sconfitta, inequivocabile segno dell’inizio di un tracollo senza fine. Ma visto che sono il re dei buoni predicatori e pessimi razzolatori, continuo a predicare dicendo di goderci queste vittorie, quest’aria frizzante dell’essere lassù in vetta, questo bel giuoco e questa qualità del nostro baseball, questa squadra che negli anni recenti ci ha fatto penare e rischiare di spaccare gli schermi dei nostri dispositivi e che da un po’ a questa parte si sta facendo beffe dei cattivi pronosticatori e sta pescando vittorie a strascico. Godiamone tutti.

Ma quindi, dite che devo fare un’esegesi completa della nostra situazione oppure la gente che visita queste paginette – e che ringrazio di cuore, siete in buon numero e io mi sento sempre più responsabilizzato a non scrivere fesserie – vuole leggere la cronaca, i dettagli, le giocate, le statistiche, qualche chicca che non trova scorrendo gli highlights o leggendo il box score? Credo sia migliore la seconda ipotesi, snocciolare numeri e raccontare ciò che effettivamente succede. Delle sensazioni del singolo tifoso – soprattutto le mie – se ne può fare a meno, soprattutto perché come dico spesso sono come lo yogurt, scadono presto, ovvero valgono oggi ma domani già possono essere completamente diverse. Fermo restando che l’idea di avere questo blog è per essere un po’ più informali e scambiare anche sensazioni oltre che dati, è sempre bene ricordare a noi stessi che la stagione di baseball è fatta di tanti alti e bassi e che un record molto positivo oppure molto negativo è sempre parziale, ovvero cambia di continuo, così come le medie battuta e le statistiche dei vari giocatori. Oggi Belt (uno a caso) per il 2022 batte .258, ma magari domani sarà a .250, tra una settimana a .200, ma tra tre settimane a .300. Qual è il valore di Belt, quello di oggi oppure quello di domani, della prossima settimana o quello successivo? Il valore è quello del momento, ma il valore complessivo è quello della sua carriera, e forse nemmeno quello è del tutto reale, perché anch’esso cambia. Quindi oggi siamo 13-5 e chissenefrega di tutto il resto, domani parleremo di gara 2, oggi parliamo di gara 1, vinta bene e nettamente, anche se ero stanco io per i viaggi che hanno dovuto sostenere loro.

I nostri Wanderers – Vagabondi – dopo Washington e Milwaukee sono così giunti a San Francisco per completare il trittico di città, anche se per fortuna ora sono destinati a restare da quelle parti per qualche giorno, visto che c’è da affrontare ancora Oakland e poi i Nationals per la serie del weekend.

Per gara 1 abbiamo presentato Carlos Rodon sul monte, e cara grazia che non ho dedicato un titolo a lui per la quarta volta su altrettante uscite. Se lo sarebbe però meritato anche stavolta, proprio perché ha condotto la squadra a una grande gara, con 6 inning in cui ha lanciato parecchio (104 volte) e ha concesso poco, solo tre valide (una extra-base), un punto, due walk. Il conto strikeout è di quelli importanti, ma importanti per davvero. Nell’era moderna solo deGrom aveva avuto una partenza migliore, nell’era dei Giants nessuno aveva avuto una partenza migliore, né l’Hall of Famer Mathewson nel 1908 (34 K), né il grande Tim Lincecum nel 2009 (35 K). Rodon è arrivato a 38 K in quattro partenze. Vero che siamo ad un periodo storico in cui i pitcher stradominano, però il risultato è davvero importante. Bello anche pensare che al quarto posto di questa graduatoria vi sia Jonathan Sanchez, che era uno dei miei preferiti all’epoca, sebbene questo vizio di lanciare migliaia di ball lo abbia perseguito fino a farlo affondare tra le virtuali sabbie mobili del gioco.

Tornando a Rodon, si può notare come lui goda fisicamente nel lanciare fastball e nel provocare swing & miss ai battitori avversari. A volte quando lancia e il battitore è sul conto di 2 strike inizia a scendere dal monte quando ancora chi batte deve finire il movimento di swing, perché lui desidera ardentemente il K, più di ogni altra cosa. In questo caso ha lanciato 66 fastball su 104 lanci, in 7 casi è stata swingata l’aria, 10 sono stati called strike, 26 sono stati fouls e in 9 casi si è messa la palla in gioco. 52 strike su 66 fastball. Dimmi che sei una macchina senza dirmi che sei una macchina.

Vittoria quindi numero 3 per lui, con ERA di 1.17. Ace se ce n’è uno, dominante se ce n’è uno. Sto esagerando nell’incensarlo? Non credo, anche perché non stiamo parlando di prestazioni random, lui sta tenendo grande continuità da tutto l’anno scorso. Prima, si era sottoposto alla solita TJ Surgery, dopo l’operazione guardate cos’è diventato. Ora si prega gentilmente di porre il suo braccio in una teca antiproiettile, di trasferirla in un bunker antiatomico e di recuperarla solo per la prossima partita, e così via.

Veniamo ai dettagli del match, cominciando dal principio, anzi dal pre-principio: mentre Yaz è tuttora in isolamento ma per fortuna quasi al termine in quel di Washington, abbiamo un altro in covid list, si tratta di Zack Littell, che ha qualche sintomo, è dunque positivo e anch’egli si riposerà lontano da tutto e tutti per 5 giorni. Al suo posto c’è dunque Kervin Castro, che vedremo tra poco.

Veniamo al lineup scelto dal nostro Mister (per i nuovi: lo so che è il manager, ma qui mi viene più famigliare chiamarlo calcisticamente Mister, non s’offendano i puristi). Contro il destrimane Jefferies, Kap ripropone la batteria di mancini, che sono 5 sui 9 che si presentano a battere dall’inizio. Flores da DH, Ruf in esterno e Vosler in terza, del tutto simile alla gara precedente, con tre presenze consecutive da DH per Wilmer, in pratica da quando si è fermato Yaz.

Nel 1° inning Rodon scalda il braccio; se il primo lancio è una FB a 94, l’ultimo dello stesso inning (che si conclude con un K) è già a 98.5, che sarà anche la più veloce del suo intero match (l’ultima FB invece nel 7° arriva a 97.7).

Nel 2° inning andiamo già a segnare. Si parte con un walk su Crawford che avanza in seconda grazie ad un lancio pazzo. Flores così batte lungo; il suo doppio vale l’1-0 arancionero. Ecco Luis Gonzalez andare a referto: singolo che spinge Flores in terza e RBI di Estrada che non cade in un doppio gioco solo perché è un fulmine. 2-0 Giants a fine 2°.

Nel 3° tre strikeout di Rodon non evitano comunque il punticino, che entra con un singolo di Neuse che spinge a casa Allen, arrivato in base con walk e poi in seconda con wild pitch.

Quanto dura il vantaggio minimo? Lo spazio di una sosta alla toilette, visto che già nella bassa dello stesso inning ci facciamo sentire. Singolo del capitano, walk preso da Crawford e poppone di Flores che viene preso… anzi no, non viene preso da loro. Il lancio successivo viene preso invece da Flores, che la butta fuori. 5-1 Giganti.

4° inning: Bethancourt va vicino al fuoricampo ma la palla va fuori solo dopo rimbalzo. Doppio dunque, con Gonzalez che recupera la palla sul suo guanto per chiudere la ripresa. Nel 5° Rodon lancia un inning perfetto, mentre gli A’s fanno entrare il rilievo Puk e noi invece Slater al posto di Pederson, un destro per affrontare il loro mancino. Nessuno dei nostri ha però il codice per sbloccare Puk (questa era inevitabile) e finiamo senza uomini in base sia nel 5° che nel 6°, lanciati dal loro rilievo. Rodon invece chiude con il 6° il suo ottimo match, di cui s’è già detto.

Nel 7° dentro Leone, ancora però in versione leoncino. Un singolo e un lungo doppio ci costano il punto del 5-2; per l’ultimo out entra Garcia che in 7 lanci e con una fastball a filo mette K looking Kemp. Noi però andiamo a chiuderla: infield single di Estrada solo grazie al fatto che è un razzo, walk su Vosler e opposite field home run di Slater, con palla che rimbalza sul tettuccio del McCovey Cove. Non è quello SDENG fortissimo che alle volte si sente, ma ci piace lo stesso. Fuoricampo dell’8-2, per giunta ottenuto su un rilievo destro dal destro Slater.

Partita che va in ghiaccio nonostante una pallata presa da Crawford, senza danni. Entra Marte nell’8° e ne fa fuori tre su tre dimostrando qualità, nonostante io personalmente non ami quel movimento che fa con la gamba destra a fine lancio, tipico da lanciatore dominicano. Molto poco piacevole da vedersi, ma è meglio concentrarsi sull’efficacia dei lanci, che effettivamente c’è. Nel 9° ecco Castro che concede un walk ma chiude l’incontro in 24 lanci con una bella varietà degli stessi. Fastball sui 93, e una curva a 76 che boh, è nuova nel suo arsenale? Non me la ricordo, ma forse confondo Castro con Santos o viceversa. Bene comunque Kervin, e di difficile lettura. La partita va in the books.

Note positive del match:

  • Rodon: come faccio a non cominciare da lui? Ho già però scritto tutto ciò che avevo da dire. Amici Giants, riuniamoci per un momento di meditazione collettiva e facciamo confluire tutti i pensieri positivi sulla sua salute. Se resta sano per tutto il 2022 il divertimento è solo all’inizio.
  • Flores: etichettato da me come asino a inizio anno, ovviamente sta facendo tutto per dimostrare che avevo torto. Ti ringrazio Wilmer, anche se non c’era bisogno di umiliarmi così. Se però è stimolato dalle mie parole, posso continuare a dirgliene, purché sul campo continui così. Giocatore poco clutch se ce n’è uno, quando serve una valida pesantona non c’è praticamente mai, ma quando serve fieno in cascina c’è praticamente sempre. Ce lo teniamo volentieri così, perché al momento è fondamentale.
  • Slater: home run non decisivo ma comunque utile ad evitare i closer alla fine. Da lui non ci si aspetta che faccia chissà che cosa, è sufficiente qualcosina in più dell’anno scorso e ora sembra avere intrapreso questa strada.

Note negative:

  • Bart: che dite, c’è da iniziare a temere un po’? Non so, francamente non vorrei sbilanciarmi in negativo su di lui, è ancora presto. Possiamo dire che vogliamo vederlo un po’ contro qualche mancino, ora stiamo affrontando solo destri e i due rilievi mancini che hanno giocato in questo match lui non li affronta. Quindi il giudizio è sospeso. Quello che è certo è che ora non vede la palla neanche con il binocolo, va al piatto 3 volte, si prende 2 k e swinga l’aria 5 volte. Non ha proprio idea di dove sia. Sospetto che si stia facendo venire qualche paranoia di troppo e non vada al piatto tranquillo. Aspettiamo e vediamo. È vero che abbiamo una farm ricolma di catcher ma nessuno di loro è ancora pronto né lo sarà a breve. Per lui l’unica alternativa futuribile è Casali.
  • Ruf: lui è in slump e abbastanza profondo, anche se non così preoccupante, perché fa contatto. 0 su 4 con uno strikeout.

Toh, abbiamo preso un altro giocatore, facciamo i gradassi. Si tratta però di una mossa di secondo piano l’acquisizione di Kevin Padlo (no, non è un errore di battitura, è proprio Padlo) che è un 25enne che ha giocato 10 partite di MLB, tutte nel 2021, 9 con la maglia di Tampa Bay e una sola con la maglia di Seattle. È un prima e terza base, che è dotato di grande potenza ma ha una tendenza ad andare strikeout molto accentuata. Nel 2021 con le minors di Tampa in triplo A ha avuto una linea di .224/.305/.443, con 20 fuoricampo in 95 partite che non sono affatto pochi, ma pure 114 strikeout. Per questo 2022 nelle minors di Seattle, da cui l’abbiamo preso per un po’ di money, per 15 partite batteva .173/.317/.327, con 2 fuoricampo. Da minor league direi, ma ha 25 anni e confidiamo nelle arti magiche del nostro hitting staff.

Gara 2, ultima della mini-serie, ancora con Long, il partente designato, un bel ruolo in cui si sta calando ed un passo in avanti verso i bullpen game in tutte le partite, come accennato ieri. Per cui palla ancora al nostro reparto rilievi, con Long che durerà ovviamente ben poco avendo lanciato molto recentemente, e con Junis che subentrerà nel 2° o nel 3°, sperando vada long. Quindi mi vien da dire che la differenza tra Long e Junis sta nel fatto che Junis può andare long ma Long non può andar Junis. E con questa freddura orribile parliamo del loro partente, che indovinate un po’, è un destro, si chiama Paul Blackburn, ha 28 anni e milita dall’inizio della sua carriera, nel 2017, con gli A’s, squadra per cui ha sempre fatto il partente ottenendo una ERA media di 5.35 per 33 partite di cui 30 dall’inizio.

Mai però, ad eccezione del 2017, è arrivato in doppia cifra con le partenze. L’anno scorso ne ha fatte 9 (ERA 5.87), faticando pure nelle minors, mentre quest’anno d’incanto sembra diventato un signor pitcher. Tre partenze da 5 inning l’uno e ERA di 1.80, briciole concesse agli attacchi avversari, appena un walk in 15 inning e 14 K totali. Small sample size oppure siamo di fronte a uno che ha fatto un salto di qualità importante?

Questa notte potremo avere qualche risposta. Noi potremmo anche essere un po’ stanchini, vediamo se andremo a dar battaglia anche stavolta.

Giants at Brewers (4-2): Joc e Luis, uomini forti destini forti

Posted in Resoconti on 26 aprile 2022 by Mat
Credits: sfgate.com

Venimmo, vedemmo, vincemmo. Esiste come locuzione italianizzata e per giunta alla prima persona plurale? Forse no, ma dà l’idea di quella che è stata la nostra trasferta veloce in quel di Milwaukee. Abbiamo passato tre giorni lieti a Cleveland, poi qualche giorno un po’ difficile, anche con maltempo, a New York. Dopo ancora siamo passati da Washington, per altri tre giorni belli soddisfacenti. Poi è arrivato il momento di tornare a casa. Ah, già che ci siamo andiamo a fare una capatina veloce a Milwaukee, che c’è da fare una commissione. Bene, detto fatto, ora possiamo davvero tornare a casetta.

Questa in estrema sintesi la nostra 11-giorni-di-passione per il primo roadtrip dell’anno, il più lungo in termini di giorni (ce ne saranno un altro paio di 10 giorni) e di partite da disputare. Torniamo a casa con un record di 12 vinte e 5 perse e con un bilancio della trasferta di 8 vinte e 3 perse. Abbiamo giocato contro una buona squadra (i Guardians) e abbiamo vinto piuttosto nettamente, poi contro un top team (i Mets) e ci siamo giocati alla pari le prime due, vinto la terza e perso male l’ultima, poi contro una squadra in ricostruzione (i Nats) e abbiamo passeggiato sopra le loro spoglie. Infine un one-shot contro un’ottima squadra e l’abbiamo portata a casa noi, pur avendo contro uno dei pitcher più dominanti del gioco e avendo a nostra volta solo il bullpen. Beh, non siamo primi nella Division perché il posto come sappiamo è prenotato, ma è assai bello vincere. E come detto l’anno scorso, godiamoci il viaggio, non conta solo l’esito alla fine dei 6 mesi di partite. Le partite stesse sono il bello, specie quando vinte, ça va sans dire.

Ovviamente quest’ultimo match giocato nel Wisconsin non è stato per nulla facile né vinto con comodità. Anzi, siamo stati sotto per gran parte dello stesso nonché vicini a perderlo, seppur di un’incollatura. Nulla che non ci potessimo immaginare. Siamo andati direttamente con il bullpen, infatti: Long dall’inizio ma giocoforza con il guinzaglio cortissimo visto che aveva lanciato pochi giorni prima, ovvero in gara 1 contro Washington. Quindi avevamo i rilievi per tutto il match. Loro di contro avevano Corbin Burnes, uno dei pitcher più efficaci della lega nonché ultimo vincitore del Cy Young della NL, vera macchina di strikeout, come infatti è accaduto (11 in 6.2 inning).

Siamo stati però in gamba ad avere pazienza, in modo da fargli tenere un pitch count abbastanza elevato. Burnes si è presentato nel 7° con 89 lanci, ha dovuto impiegare 15 lanci per affrontare e mettere K i primi due battitori (Crawford e Flores), prima di subire il singolo di Gonzalez. Lì Counsell, il manager dei Brewers, lo ha fatto scendere, a quota 106, per far salire Trevor Gott, ex Giants. Gott ha “rovinato” quanto costruito dal suo partente, ma d’altronde con lo Joc Pederson di questi tempi, quando un pitcher incontra Joc, è facile che il pitcher sia un uomo morto.

Joc, beccato dai tifosi dei birrai, ha risposto come sa fare, con una palla che ha fatto finire nella stratosfera, a oltre 109 miglia orarie di velocità. Il nostro biondo platinato nonché con un’acconciatura di pessimo gusto ha nei capelli forse il primo e unico dei suoi problemi. Questo perché in campo sta facendo faville, con questo siamo a 6 fuoricampo, con una media di .362 e con un contributo per ora decisivo alla causa arancionera. “I tifosi ospiti beccandomi mi hanno solamente gasato”, ha detto poi Joc, che rappresenta la cryptonite per i tifosi Brewers, visto che sia nel 2018 che nel 2020 sono stati eliminati dalla contesa nella gara decisiva dei playoff da squadre con lui presente, che per giunta era andato 3 su 3 nell’ultima sfida che ha visto eliminati i Brewers.

Ho solo una domanda: davvero va tenuto come leadoff? Vero che è solo la seconda partita in cui succede, causa infortuni vari (poi approfondiremo) ed è altresì vero che, per quanto ne sappia io, ormai gli ordini di battuta sono “prodotti” da un algoritmo in base alle statistiche. Però ecco, 6 fuoricampo finora, non credo sia la cosa migliore tenerlo come primo del lineup, se il software “Perfect lineup”TM  (nome che invento ora) mi perdona.

L’home run di Pederson è stato sì decisivo ai fini della vittoria finale ma non quello che ha dato la vittoria, visto che dopo quanto accaduto nella parte alta dell’8° inning i Brewers hanno pareggiato con la stessa moneta, ovvero un fuoricampo di Adames su McGee. Colui che ha dato la W ai nostri si chiama Luis Gonzalez, è nato 26 anni fa a Hermosillo, stato messicano del Sonora (la città più calda del Messico ma una delle più vivibili), e di professione fa il giocatore di baseball per la squadra dei San Francisco Giants, che l’hanno claimato (orribile italianizzazione) dai waivers durante l’offseason dopo che era stato rilasciato dai Chicago White Sox.

Dopo aver giocato appena 3 partite nel 2020 con la maglia dei White Sox e solo 6 nel 2021, Gonzalez ha fatto benissimo nel nostro spring training e, una volta andato in Triplo A per l’inizio stagione, non si è fermato. La chiamata alle armi si è resa necessaria dall’infortunio di Duggar e al momento il ragazzo si sta “godendo la vita”, come ha dichiarato a fine gara, battendo valide qua e là. Quella del nono inning con 2 out è una valida pesante, visto che è il primo fuoricampo in carriera e vale tre punti, per mutuare un termine calcistico. “Speedy” Gonzalez, batte corre e vince. E noi torniamo a casa molto felici.

C’è da aprire, o meglio, da aggiornare il capitolo infortuni. Da due giorni ne abbiamo uno in più, è Yaz, che si è preso il covid ed è attualmente in isolamento a Washington. Beh, spero sia stato ben intrattenuto dal veder vincere i suoi compagni di squadra, pur nella solitudine di una stanza d’hotel. Yaz starà lì 5 giorni (tre a questo punto sono già passati) poi vedremo che ne sarà del suo nuovo test. Ipoteticamente potremmo già riaverlo nel weekend. Ricordo che la policy MLB prevede di testare solo i sintomatici, pertanto se qualche altro compagno di squadra si è preso il covid ma non ha sintomi può continuare a giocare.

Al suo posto è stato preso il nostro secondo biondino preferito, ma primo nella lista dei biondi naturali preferiti, ovvero Luke Williams, che a Sacramento per quel poco che ha giocato ha battuto tantissimo.

Dobbiamo updatare anche con gli altri. LaMonte Wade ha già giocato la prima in maglia River Cats (0 su 2) e questa notte farà altri 5 inning. Il rehab procede e tra non molto lo rivedremo. Non vorrei essere nei panni del nostro Mister per decidere chi far saltare per far salire lui. Non che la squadra stia battendo spaventosamente ma ognuno sta mettendo un importante mattoncino.

Poi abbiamo Longoria e LaStella, i quali stanno facendo progressi e potremo rivederli relativamente presto. Posto che LaStella finché non lo vedo non ci credo, e pure quando lo rivedrò conto che lo rivedrò solo fino all’infortunio successivo, non è che abbia tutta sta voglia di rivedere Longoria. Mai e poi mai gli augurerei infortuni, sia chiaro, ma insomma, stiamo bene pure senza di lui, direi, ad oggi.

Infine i due pitcher. DeSclafani ieri è stato visitato da uno specialista delle caviglie, dunque speriamo in bene. Cobb invece ha già fatto qualche lancio; l’infortunio è nella sua fase finale e – lui sì – prestissimo lo rivedremo.

Ora andiamo con la cronaca del match, anche se si è già detto quasi tutto.

Lineup come accennato piuttosto dimesso, con 5 mancini contro Burnes, Flores da DH, Vosler in terza, Ruf in esterno e Casali dietro al piatto. Ma già al secondo battitore, Belt, viene tolta la possibilità di essere no-hittati. Partiamo umili e con basso profilo; ad ogni modo la nostra seconda hit sarà quella che fa togliere Burnes dal monte, ovvero quella di Gonzalez nel 7°.

Per noi lancia Long, che però va short, ovvero solo 1 inning. Poi c’è Leone, il cui leadoff single incassato da Hiura fa rima con sventura, nel senso che il nostro pitcher sbaglia il pickoff in seconda e la valida successiva di Brosseau spiana la strada al punto dei birrai, 1-0.

Il nostro gameplan di restare 0-0 fino all’uscita di Burnes svanisce subito, ma proviamo comunque a tener botta e ci riusciamo. Mentre dalle parti del nostro attacco fioccano K e andiamo in base solo con 2 walk (e un colpito a fine sesto, ma il K su Ruf chiude l’inning), il nostro bullpen lavora bene. Ad eccezione dei pasticci di Leone infatti abbiamo un Brebbia dominante che lancia un terzo inning ottenendo tre popponi e facendo probabilmente sorridere Yaz davanti alla tv, un Littell che fa tre strikeout di fila, un Alvarez sicuro come non mai e un Marte che tira pallate a 97 e passa miglia.

Si giunge così all’ottavo quando “delle teste di ca**o” – cito le parole di Joc – insultano Joc e qualche suo stretto famigliare. Joc si arrabbia e non va fatto arrabbiare Joc, cari ragazzi, perché poi lui ci va giù pesante. Uomini forti, destini forti, uomini deboli, destini deboli. Palla fuori, si narra che debba ancora cadere. Combinazione, Casali aveva battuto un doppio poco prima, quindi è 2-1 Giants.

Nella bassa dell’8° entra nazi-McGee e, se è vero che il 25 aprile da loro non è festa, lui deve comunque pagare dazio al suo nickname affibbiatogli dal sottoscritto. Così dopo 2 flyout arriva Adames ed è un flypunto, ovvero il fuoricampo del 2-2 e palla al centro.

Si arriva al nono, inning degli uomini forti per definizione. Luis Gonzalez lo è e il nostro messicano batte una palla altissima che passa di poco all’interno del palo giallo, ma decisamente fuori campo. Con un uomo in base (Flores, walk) vale 2 punti, 4-2 Giants. Non c’è altra strada.

C’è tempo per un doppio di Thairo per aggiornare la sua average, poi tocca a Camilo. Solita aria da picnic per lui, ma stavolta la sua quarta salvezza arriva in pantofole esattamente com’è il suo mood. Giants win, si può tornare a San Francisco.

Note positive del match:

  • Pederson: quando lo affrontavo da avversario era uno di quelli che temevo di più, infatti spesso ci castigava. Ora si può dire che è un piacere vederlo con la nostra maglia, anche se sta sostenendo dei numeri alla distanza non replicabili. Per cui la brutta notizia è che ci aspettiamo un rientro in una certa normalità, la buona è che anche una certa normalità può esser fatta di home run decisivi e punti che pesano come macigni.
  • Gonzalez: in quelle rare volte in cui ci azzecco dicevo che Luis avrebbe potuto garantire delle “validucce importanti”. Questa altroché se lo è stata ed era anche qualcosa in più di una validuccia. Secondo me il ragazzo ha qualità, anche se non è un fuoriclasse. Che resti o no quando ritorneranno Yaz e Wade è da vedere, forse no, ma possiamo essere certi che per lui ci sarà ancora spazio in futuro. Quanto esattamente e come lo sfrutterà, questo lo scopriremo assieme.
  • Brebbia: mi pare un po’ un torto fare un nome invece di un altro, ma nello spazio-note preferisco mettere i singoli, invece del collettivo, anche se è inevitabile dover parlare di un bullpen che sta facendo benissimo, quasi che farei una rotazione tutta bullpen in ogni partita. Conto che il Mister Kapler abbia questa perversione per il futuro, sarebbe onestamente la cosa più rivoluzionaria di sempre. Nomino però Brebbia perché è quello che al momento sta tenendo botta più degli altri. Qui fa due inning sostanzialmente senza problemi (un walk) e soprattutto arriva da altri match sulla stessa linea. L’anno scorso ha giocato 18 partite da 5.89 di ERA (18 inning), quest’anno 7 partite (già 8 inning) e 1.13. Sembra un altro, speriamo che duri.

Note negative:

  • Crawford: 0 su 4 con 3 strikeout e 2 LOB. Contro i destri era lecito aspettarsi qualcosa di meglio, ma è stata solo una giornata no al piatto.

Sottolineo invece che Ruf (media battuta di .164) ha un OBP di .301, superiore a quella di Estrada, che ha media battuta di .258 e OBP di .299. È un dato un po’ curioso, segno della nuova disciplina al piatto di Ruf, che ha medie battuta che deve sicuramente tirar su ma che comunque riesce a guadagnarsi le sue basi. Thairo invece dovrebbe essere un filo più disciplinato, anche se la sua aggressività resta certo un fattore importante. Ad ogni modo, siamo ancora in una fase in cui vi sono troppi pochi dati per dare delle statistiche con un buon grado di affidabilità.

È dunque il momento di concentrarsi sulla prossima serie, che in realtà sarà mini, essendo di due partite contro i nostri cugini A’s, che ospitiamo all’Oracle mentre loro ci restituiranno il favore ai primi di agosto. Oakland che si approccia a questo doppio confronto con un record di 9-8, tutto sommato positivo se teniamo conto che in offseason hanno praticamente smantellato la squadra. Non hanno dunque grosse ambizioni ma più di una volta hanno dimostrato di saper fare le nozze coi fichi secchi ed è possibile che ci riescano anche in questo 2022.

Nella singola partita, o anche nella singola serie poi, può accadere veramente di tutto, quindi dovremo far attenzione ad una squadra che non avrà grossi nomi, anzi, a dire il vero non ne ha più nemmeno uno, ma un onesto collettivo di mestieranti al piatto e un reparto pitcher che ad oggi li sta tenendo a galla, rappresentando un valore aggiunto. Il primo che affronteremo questa notte è Daulton Jefferies, 26enne destrimane scelto al Draft 2016 dagli A’s e che ha debuttato in MLB nel 2020. In carriera ha già affrontato la Tommy John Surgery, perdendo quindi circa un anno, pertanto ora è finalmente lanciato verso una carriera che si sta costruendo.

Nel 2020, anno del suo debutto, fece solo una partita. L’anno scorso ne fece solo 5 (ERA 3.60) ma solo una da partente. Per il resto mise insieme 15 partenze in Triplo A con una ERA di 4.91, non certo straordinaria.

Quest’anno è però partito bene, tre partenze ed ERA di 1.17, silenziando quasi totalmente l’attacco di Phila alla prima, facendo più fatica contro i poderosi Blue Jays alla seconda (7 hit e 2 punti in 4.1 inning) e facendo molto bene contro gli Orioles nell’ultima uscita, concedendo zero punti e tre hit in 6 inning.

Dovremo dunque essere in palla, nonostante il viaggio, se vorremo farcela. Sul monte comunque schiereremo Rodon, il che vuol dire che – sulla carta – teoricamente per vincerla potrebbe non essere necessario realizzare chissà quanti punti. Come sempre però la carta spesso racconta una verità diversa dal campo, quindi occhio. Forza noi!

Giants at Nationals gara 3 (12-3): Joc 4 President!

Posted in Analisi on 25 aprile 2022 by ilfinnico
Credits: AP Photo/Luis M. Alvarez)

E’ un peccato. Davvero un peccato. Cosa? Beh il fatto che contro questi Nationals ci siano state solo 3 partite. A vedere i nostri in questa serie potevamo sperare in una sfida da 15/25 partite di fila… Scherzi a parte bene i ragazzi che stravincono l’ultima gara della serie mettendo la parola fine con mezzo inning d’anticipo. Sweep e ci vediamo tra un po’. Pomeriggio d’autore per Joc Pederson che però è solo la punta dell’iceberg offensivo dei Giants. Per metà partita abbiamo fatto bastone e carota: andavamo avanti nel punteggio, poi lasciavamo qualche speranziella agli avversari, poi allungavamo, poi speranziella e così via. Abbastanza fondamentale, viste le ultime sfide, riuscire a mettere punti sul tabellone fin da subito. Missione riuscita nonostante il contrattempo ‘vomitevole’ dei nostri avversari. Questa volte le regole non scritte dell’Mlb non c’entrano. Primo at bat dei nostri, 2 ball e 0 strike il conto. La gara si ferma perchè Lucius Fox non sta benissimo. Le telecamere indugiano su di lui e il giocatore rimette il pranzo sul campo. Sostituzione volante più rapida di sempre vien da pensare.

Dopo il curioso fuori programma si torna al batti e corri. Joc gira il quarto lancio e regala subito la pallina ad un tifoso. Ehi amigo….ben fatto! Il secondo punto arriva con 2 out sul contro: doppio di Crawford e singolo di Flores ma il vantaggio viene subito dimezzato: Webb inizia con 2 out ma poi arriva base ball, singolo e di nuovo singolo per il 2-1. L’out su Franco evita guai peggiori. Nel secondo arrivano altri due punti dei nostri che non trovano risposta dei padroni di casa nella parte bassa ma a questione è solo rimandata dato che nel 3° Yadiel Hernandez la spara alta e lunga. Ruiz era in giro per basi e ora siamo di nuovo quasi a contatto (4-3…ricordate? Bastone e carota)

I ragazzi della Baia decidono di puntare tutto sul dispari! Quinto e settimo inning decretano l’allungo, il nono sarà uno show! Pederson piazza un multi HR game con il blast nel settimo: un tracciante che solo dallo ‘stock’ della mazza capisci che finirà nel giardino della Casa Bianca. L’ultimo attacco è una fiera di singoli con annessi RBI: Flores, Gonzalez, Estrada e Slater ci fanno girare canale con relativo anticipo sul finale di gara. I numeri finali ci raccontano di 9 (nove) dei nostri con almeno una valida, 4 con più di un RBI. Pederson chiude con 3/3, tre RBI e due HR. Flores arriva a 3/5 e non dimentichiamo MAI il bullpen. Il 12-3 si solidifica nel 9°. Prima eravamo a +3: Alvarez e Rogers hanno lasciato a zero (valide) la rotazione dei Nats. Oggi inizia una “serie” leggermente più complicata, anche se in realtà è solo una partita. I nostri saranno di scena a Milwaukee. Iniziamo con Long, contro Burnes. Forza Giganti!

Giants at Nationals gara 2 (5-2): andiamo in doppia cifra

Posted in Analisi on 24 aprile 2022 by ilfinnico
Credits: mccoveychronicles.com

La stagione MLB è come una lunga scalinata. Il percorso dura tanto, lungo la strada ci possono essere trappole, problemi, momenti difficili. Fare 10 scalini non è difficile, farli con relativa velocità non è impossibile ma aiuta, aiuta eccome. Ci sono stagioni nelle quali sai già che non arriverai in cima, altre nelle quali ci speri ma poi ti accorgi di essere tra gli ultimi ad averne fatti 20 (di scalini), ti deprimi e saluti l’obiettivo con largo anticipo. I ragazzi della Baia hanno messo in archivio il primo (piccolo) obiettivo e lo hanno fatto con la solita gara. Una partita come molte che non passerà alla storia, senza fuoricampo (fatti) ma con il solito mix tra palle lanciate (bene) giri di mazza (efficaci) e palline raccolte (in maniera corretta).

Contro i Nationals arriva un’altra W e si arriva così a 10 vinte e 5 perse in questo inizio di stagione. Wood risponde presente sul monte. I rilievi, beh…sono tra i top del mondo del batti e corri. Una valida su Doval, due su Leone e nulla più dopo il lavoro durato 5 riprese di “Legno”. Al piatto sono stati 8 i giocatori differenti a battere una valida. Otto come gli inning senza prendere punti. Solo nella parte bassa del 5º quindi Washington ha provato a far paura. Poi ce la siamo cavata egregiamente.

Pronti via e andiamo subito 1-0 facendo tutto con 2 out sul conto. Il doppio gioco di Belt toglie Yaz dal diamante interno poi però arriva una base ball per Ruf, il singolo di Joc e la battuta in campo opposto del buon Crawford. Bene così. Wood invece inizia con 2 K in un inning. Ho visto inizi ben peggiori per i nostri. Nel secondo ci sono due di loro in giro per le basi e zero out ma un doppio gioco e un fly out risolve le cose.

Si arriva traccheggiando al quinto. Il doppio di Flores ci strappa un sorriso, il singolo di Estrada mette corridori agli angoli. I punti arriveranno? Spoiler: sì. Sac fly di Gonzalez. Poi Estrada ruba la seconda (e questa volta nessuno ha qualcosa da eccepire….) prima dei giri di mazza di Casali e Slater, del colpito di Belt, dell’out di Ruf (con RBI) e del singolo di Pederson. Riassunto numerico: da 1-0 arriviamo a un gustosissimo 5-0. Adams nella parte bassa del quinto mette i suoi sul tabellone. I Nats piazzano tre valide di fila ma poi il gran kappone su Soto limita i danni (5-2). Qualche grattacapo per noi nella parte bassa del sesto. Con 2 out ci sono 2 di loro sulle basi. Escobar gira una slider, Slater corre in avanti. Ce la farà? Spoiler: sì. Gran scivolata in avanti del nostro esterno centro e terzo out con esultanza per tutti. Arriva poi la terza salvezza per il buon Doval. E’ tutto…. Decima vittoria e tutti contenti. Stasera si va per lo sweep

Giants at Nationals gara 1 (7-1): Washington, see you Slater

Posted in Resoconti on 23 aprile 2022 by Mat
Credits: santacruzsentinel.com

Vittoria doveva essere e vittoria è stata in quel di Washington, con un roboante 7-1 per giunta già bello ipotecato ad inizio partita. Tutto bene dunque? No, perché i nostri stanno perdendo qualche pezzo di troppo. Dopo la notizia dell’infortunio di Duggar, ieri si è dato nota ufficiale del suo inserimento in IL, solo che in quella di 60-day invece dei 10, più soft. L’infortunio non è da poco e quindi il nostro esterno non lo rivedremo prima di fine giugno.

Stavo per scrivere “brutta perdita”, in realtà pur non volendo essere troppo cattivo con Steven, ora rimpiangere Duggar mi sembra anche troppo. Posto che mi spiace molto per il suo infortunio e vorrei che nessuno si infortunasse mai, mi pare che la sua assenza rientri tra quelle tutto sommato accettabili, non mandiamo a rane una stagione se lui si rompe. In sostituzione abbiamo chiamato, come detto ieri, Luis Gonzalez, il messicano della ridente località di Hermosillo nel deserto di Sonora, che aveva fatto un ottimo spring training e si era comportato bene anche a Sacramento. Ieri è andato 0 su 1 con un K ma insomma, è solo un at-bat.

La vera notizia è stata l’infortunio occorso a DeSclafani, che ha alle spalle una carriera costellata da molti stop, e che – lui sì – è entrato nella 10-day IL per un guaio a una caviglia. Brutto perdere 2 partenti su 5 se contiamo anche Cobb che però, fortunatamente, ieri è già tornato in campo per fare qualche sessione da catcher. Sta di fatto che ora la rotazione manca di due elementi sebbene Cobb tornerà presto. Se ieri abbiamo colmato l’assenza con il duo Long-Junis, serve almeno un elemento – probabilmente uno di loro due se non entrambi – che entri in rotazione per qualche giorno. Entrambi ieri hanno fatto bene, soprattutto ha stupito in positivo Junis, per cui è possibile che vedremo ancora lui. Certo non tutti gli attacchi sono come quello dei Nats, che hanno un fenomeno, qualcuno di discreto e molti giocatori non di livello stellare, però staremo a vedere che combinerà il nostro ultimo arrivo.

A proposito di Nats, cosa mi tocca scrivere. Ancora un episodio contestato dovuto a queste fantomatiche unwritten rules, il cui libro dedicato alla MLB è un tomo di 800 pagine. È già la seconda volta, e siamo solo a 14 partite giocate, in cui i nostri offendono gli avversari eseguendo lo scopo del gioco della palla base, ovvero provare a segnare. È successo nel nono inning quando Estrada, dopo essere andato in base con un singolo, si è spinto fino in seconda, poi in terza, poi ha provato a correre a casa per segnare il punto dopo una valida di Crawford. Non l’avessimo mai fatto. La panca di Washington, soprattutto nella persona di Alcides Escobar che può vantare un orgogliosa media di .156, si è ribellata. Non si fa, non si prova a segnare sul 7-1 nel nono inning.

Io davvero sono stufo di vedere questi episodi ridicoli, lo dico a chiare lettere. Anche qui vado con la risposta del nostro Mister nel dopo gara: “come ho già detto per l’episodio di qualche giorno fa, il nostro focus è vincere la serie. Inoltre, come noi abbiamo segnato 7 punti in un inning, c’era la possibilità che anche loro li segnassero nel turno successivo di battuta, quindi ci siamo comportati così”. A parte che avere un vantaggio di 6 punti non mi pare un margine così incredibile, letteralmente nella stessa partita questi qua hanno visto una squadra che ne ha fatti 7 in un inning e si lamentano perché uno prova a fare punto? Sono veramente esterrefatto.

Ovviamente non solo i Nats hanno fatto la faccia brutta, pure qualcuno di fede Giants. Mi riferisco a Rich Aurilia, ex-Giants (i meno giovanotti se lo ricorderanno in campo una quindicina di anni or sono), che nel dopo gara si è schierato contro la mossa di Kapler. “Io sono della vecchia scuola, se fanno così i Giants non si faranno molti amici nella lega, questo posso garantirlo”. Basta, veramente, fuori i dinosauri dalla MLB. Levatevi, oppure evolvetevi, non siate patetici. Che i Nats pensino a batterci se sono in grado, che non si attacchino a queste sciocchezze e alle loro regole non scritte che conoscono solo loro. Qual era il margine che ci consentiva di provare a fare punto? Ce lo fate gentilmente sapere?

Va bene, ci faremo qualche nemico in più. Non è un nostro problema, perché noi giochiamo per vincere le partite e con il massimo rispetto per gli avversari, che viene dimostrato anche dal nostro impegno fino all’ultimo. Lo so, Escobar non arriva a cogliere un ragionamento così banale, ed è inutile pure che qualcuno glielo vada a spiegare, non serve.

Finito il rant su questa roba su cui spero di non dover tornare in futuro, andiamo brevemente a parlare di chi ci ha trascinato alla vittoria. Parlo di Austin Slater da Jacksonville, Florida, che con uno spettacolare volo d’angelo ha salvato due punti nel primo inning e che con un fuoricampo da tre punti nel 2° inning ha fatto capire a Escobar che gara 1 l’avremmo vinta noi. È un tipetto avanti, questo Escobar.

I nostri hanno sofferto nel primo, perché non sono riusciti a segnare nel loro attacco lasciando i corridori agli angoli e perché Long, alla prima partenza dell’anno, aveva concesso singolo e doppio rispettivamente a Soto e Bell. La palla di Ruiz sembrava cadere beffardamente nella terra di nessuno, ma Slater volava ed evitava il 2-0 Nats.

Nel 2° inning ecco il tornado Giants abbattersi su Washington. Si parte con un doppio di Crawford oggettivamente molto fortunoso perché la palla rimbalza sul cuscino di prima e prende una traiettoria imprevedibile, poi è Yaz a trovare la linea vincente e a far segnare il nostro interbase. Con due uomini in base ecco Slater che trova il timing perfetto sul lancio di Corbin. Palla in tribuna e 4-0. Pur con basi vuote, le andiamo nuovamente a riempire: ci pensano Flores, Ruf con due singoli e Thairo con un walk. Ecco ancora Crawford al piatto. Lo spiovente è lungo, c’è l’outfielder Thomas sulla traiettoria ma non riesce a prenderla (non sembrava totalmente irraggiungibile) e così entrano altri tre punti. 7-0 Giants e fine inning.

Il match da lì ovviamente prende una piega diversa, con i nostri che si quietano (anche se dal 3° al 9° battiamo comunque 5 valide) e il monte che è impegnato a non far danni, visto che non abbiamo un partente regolare e Junis prende il posto di Long dal terzo inning.

Proprio nel 3° arriva la 500esima valida in carriera di Juan Soto, che è un doppio ma forse un triplo, lui ci prova ma non fa i conti con l’insospettabile braccio di Dubon, il cui siluro a 93 miglia orarie è perfetto e consente a Flores il tag out in 3B. Junis va poi via liscio fino a tutto il 7° inning, dopodiché entra Marte che al primo battitore subisce fuoricampo, è autore Maikel Franco. Non ci sono però altri problemi per Marte; nel nono poi c’è Garcia e un doppio gioco chiude tutto, con i Nats belli nervosetti.

Note positive del match:

  • Slater: uno e trino, difesa e attacco. Non l’ha vinta da solo ovviamente, ma ha dato il contributo più importante. Bello quanto accaduto nel dugout dopo il primo at-bat nel 1° quando Slater è andato strikeout. Il Mister è andato a parlargli e gli ha ricordato quanto sia un buon hitter. At-bat successivo: fuoricampo. L’occhio del padrone ingrassa il cavallo. Evviva Kap, il nostro super-allenatore.
  • Junis: dopo avergliene dette tante, ecco che lui debutta in arancionero e si spara 5 inning così, 3 hit, zero walk, 4 K, pure la W personale. Non diciamo nient’altro, ma intanto grande inizio e per il momento ritiro tutta la diffidenza che avevo (d’altronde i numeri non mentivano nemmeno prima).
  • Crawford: 3 su 5 con 3 RBI. La sua mazza non è storicamente foriera di medie altissime, per cui quando batte tanto (e non capita poche volte, tutto sommato) ne godiamo assai.

Note negative:

  • I Nationals: magari la prossima volta concentratevi sulla possibilità di rimontare.

Ne approfitto per aggiornare il mio unofficial conto popponi di Yaz, visto che c’è stato anche stavolta, nell’8° inning, con una palla che nessuno degli infielder ha saputo raccogliere. È caduta così in foul e Yaz ha poi battuto valido. Per il notaio del popponi-count (cioè io) è però considerato tale, per cui saliamo in doppia cifra, quota 10.

Oggi non c’è presentazione del pitcher dei Nats semplicemente perché nel momento in cui scrivo ancora non l’hanno comunicato. Speriamo almeno si presentino perché esiste la possibilità che non vogliano più giocare, poveri bambini, offesi dal nostro sgarbo. Si gioca alle 19.05, gradi previsti 23°C, per noi partirà Alex Wood. Occhio a Thairo al piatto, che questi sono addirittura capaci di vendicarsi. Sarebbe il colmo, ma di cosa c’è da stupirsi ormai?

p.s.: domani e dopo posterà il mio amico Giorgio Sigon, ricordo che se qualcuno vuol cimentarsi nei pezzi (occhio, perché la cosa richiede un minimo di tempo, sebbene gli impegni non siano quotidiani) può scrivere a sfgiantsitalia@gmail.com. Grazie!