Archivio per giugno, 2022

Giants vs. Tigers gara 2 (2-3): vince Detroit, in casa Giants vince invece la mediocrità

Posted in Resoconti on 30 giugno 2022 by Mat
Credits: freepicks.picksandparlays.net

Non vorrei essere troppo severo commentando il match giocato nella serata italica di ieri e soprattutto non vorrei essere troppo prolisso. Questo perché vale sempre il principio che è meglio non esagerare nei termini critici quando magari la prossima partita la vinciamo 9-0 (già, magari) e tutto quanto scritto prima si azzera, poi non vorrei essere prolisso semplicemente perché la partita in questione non richiede molte parole. Abbiamo giocato proprio male, siamo un po’ bolliti, complessivamente mediocri, direi quasi inutili, sia svogliati che poco propensi a battagliare. Non sono i Giants che conosciamo e, d’accordo, fasi come queste capitano quasi tutte le stagioni, ma appunto non vale la pena spendere troppe parole anche da parte di chi commenta le partite ogni giorno, o quasi ogni giorno.

Abbiamo giocato male e come già ripetuto nei post precedenti quando il pitching concede un numero di punti tutto sommato accettabile allora è l’attacco che non fa il suo. A volte, ma sempre più raramente, l’attacco fa il suo ma in quei casi il reparto lanciatori collassa su se stesso concedendo qualsiasi cosa. In questo caso è valsa l’opzione 1, l’attacco non ha battuto se non un minimo non indispensabile per vincere. Il monte se l’è tutto sommato cavata ma quando da 2 situazioni di basi piene (con 2 occasioni ciascuna, quindi 4 in totale) te ne esci con un totale di un punto significa che questo motore è imballato più che mai.

Questa fase di partite casalinghe contro squadre mediocri si sta rivelando come un bel boomerang, in cui veniamo a conoscenza probabilmente in maniera definitiva che il 2022 dei Giants è mediocre. Il nostro record è oggi ancora positivo (40-34) ma i segnali negativi che sembravano spariti come per magia grazie al recente miracoloso sweep ai danni dei Dodgers ora sono tornati, e sembrano conclamati. Questa squadra difficilmente guarirà dalla situazione in essere e un cambio di passo potrebbe coincidere solamente con l’innesto di almeno 2 o 3 elementi che fanno la differenza. Troveremo questi 2 o 3 elementi? (Direi due mazze e un rilievo, più una rotazione al completo con Junis). Probabilmente no, ma restiamo a vedere se partoriamo qualche trade oppure se dalle minors fuoriesce qualcuno di buono.

Qualche nome ce l’avrei, ragion per cui oggi stravolgo un po’ la consueta scaletta e pur di parlare il meno possibile di gara 2 contro i Tigers, tratto in breve l’argomento minors, che è un po’ che non mi vede scriverne su queste pagine.

Partendo dal triplo A, vediamo com’è la situazione delle singole squadre, con gli elementi che si fanno più notare:

  • Sacramento River Cats (31-43): record negativo grazie soprattutto ad un loop di sconfitte senza fine che risale ad un paio di settimane or sono, ma del record ci interessa il giusto. Bart ha giocato 5 partite, con 20 at-bat e batte .300, senza extra-basi. Ancora molti K e l’idea che debba stare lì probabilmente fino a fine stagione. Sempre Villar è quello che si fa notare di più, seppure ora sia in calo di condizione, ma la media dice .269 e credo ci siano ottime possibilità di vederlo fare il salto in casacca Giants entro la fine di quest’anno. E l’ultimo arrivo Calhoun? 4 partite finora, con un doppio e un fuoricampo, media .313 ultra-provvisoria ma buon impatto. È un altro che, avendo esperienza MLB, potrebbe arrivare nel caso lo staff Giants entri in panic-mode e decida di rivoluzionare un po’. Che ci aiuti davvero è tutto un altro paio di maniche. Menziono anche Isan Diaz, arrivato a stagione in corso, lui ha media .265 e molta esperienza in MLB (ben 145 partite). Infine Ramos, batte .221, assai poco eppure ultimamente meglio di prima, visto che si era arenato in un grosso slump. Va molto meno bene il pitching, ragione principale del record negativo. Hjelle comunque se la cava, ora abbiamo anche Alvarez e Littell a roster, oltre a Shelby Miller. Ve lo ricordate? Una vita fa era considerato il pitcher dominante della MLB, il sogno proibito di chi non ce l’aveva. È proprio lui che abbiamo, non un omonimo. Da menzionare anche Dabovich, appena promosso dal doppio A, e Kervin Castro, uno dei rilievi più talentuosi, che però non sta brillando troppo.
  • Richmond Flying Squirrels (40-31): al netto della sconfitta per 12-1 di ieri notte, la squadra non se la cava male. Faccio qualche nome: Frankie Tostado, 24enne prima base, che batte .291 con 10 fuoricampo e ha discreta continuità. Poi Ricardo Genoves, che era catcher a Sacramento prima di venire retrocesso per fare posto a Bart. Sta dimostrando che il doppio A gli sta largo. E infine Sean Roby, che ha 23 anni e batte poco, appena .213 ma ha una potenza fuori dal comune. È già a quota 19 fuoricampo in 60 partite, l’anno scorso ne ha fatti 19 in 97 a Eugene. Se solo battesse un po’ di più sarebbe da seguire con molto interesse. Quanto al pitching, nomino Frisbee solo perché il cognome è notevole. Aveva fatto anche bene finora, ma nell’ultimo match ha concesso l’impossibile. Forse i suoi lanci sono troppo piatti.
  • Eugene Emeralds (42-26): la squadra gira bene perché è ricca di talenti sebbene Luciano sia fermo ai box da circa un mese (non conosco le ragioni fisiche del problema) e seppure uno dei nostri migliori prospetti, Luis Matos, si sia sciolto come neve al sole. Batte .171 senza cenni di miglioramento, a questo punto o è uno slump lunghissimo o la situazione per lui è ultra-preoccupante. Qualche partita fa ha infilato un match da 5 su 5, totalmente random, per il resto non batte praticamente mai. Qui c’è da menzionare due giocatori: Kyle Harrison, per me prospetto numero 2 assoluto se non numero 1 prima di Luciano. È un pitcher e sta rendendo già meravigliosamente. Se tutto va come deve (sappiamo che per i lanciatori ci sono mille variabili) è destinato a diventare un numero 1 della rotazione Giants tra qualche anno, senza dubbio. Poi il grosso nome è Vaun Brown, portatelo subito in maglia Giants! È un esterno 24enne che a San Jose a inizio stagione ha giocato 59 partite battendo .346/.427/.636, linea irreale, con 14 home run. Promosso a Eugene finora siamo ad appena 4 partite ma un fuoricampo c’è già e la media battuta è – ovviamente insostenibile – di .533. Non so, cosa aspettiamo a fargli bruciare le tappe? Questo ragazzo merita assolutamente già ora delle categorie superiori, già è stato tenuto troppo a lungo a San Jose. Ultimo nome, Carter Aldrete, 24enne terza base ieri autore di 2 fuoricampo con ben 7 RBI. Batte .284 con 13 home run in 58 partite.
  • San Jose Giants (43-28): altra squadra che va bene, con qualche nome da poter dire. Aeverson Arteaga, giovanissimo shortstop, batte .278. Notiamo anche un’evidente crescita di Garrett Frechette, 21enne prima base, che batte oltre .300 con ottima continuità. Media .294 per l’outfielder McCray, 21enne. Qui però voglio nominare due coach di questa squadra: il pitching coach è Dan Runzler, l’hitting coach è Travis Ishikawa. Mi scende quasi una lacrimuccia e mi vien voglia di aprire la pagina MLB Operazione Nostalgia e iniziare a far soldi come succede con la pagina di quel tale che ha messo in piedi quasi una multinazionale con la nostalgia di giocatori improbabili di Serie A.

Ah, bisognava parlare di Giants vs. Tigers, no? Forse è meglio evitare, anche se effettivamente è successo qualcosa di menzionabile. Per esempio uno strike quasi in centro al piatto chiamato ball a Casali. Ci ha favorito (poi comunque non abbiamo segnato), certo, ma mi ha fatto ridere la grossolana topica arbitrale. Poi, sempre nello stesso inning, la mazza rotta calpestata da Baez nel tentativo di raccogliere la palla. Giocata pericolosa per l’incolumità di un paio di giocatori, ma soprattutto non avevo mai visto un difensore camminare sopra una mazza per giunta arrivata a tale distanza dalla zona di battuta. Infine, il poppone gigantesco finale di Yaz con cui si è chiuso il match, emblema della situazione Giants e rimprovero solenne per il sottoscritto per aver perso il conto popponi. Questo sarebbe valso forse tre, per quanto era alto.

Andiamo con le note, almeno, partendo da quelle negative:

  • Slater: entra da PH e si prende 2 strikeout su altrettante apparizioni al piatto, in una di queste era a basi piene in situazione importantissima. Se c’è da epurare qualcuno nel futuro, mi spiace ma lui deve essere tra i primi. Mi spiace detto senza retorica perché come giocatore è stato tra i miei preferiti, ma ora è più dannoso che utile.
  • Estrada: altra partita buia in attacco, 0 su 4 con anche un doppio gioco in cui cade. C’è bisogno della sua presenza in battuta, altrimenti è così che si finisce, con una sconfitta.
  • Walton: dopo qualche exploit, ha deciso di non battere più. Brutta voragine nel lineup, da colmare as soon as possibile.

Note positive:

  • Longoria: fuoricampo che non sa nemmeno lui come fa a farlo, sta di fatto che ultimamente è uno dei meno peggio di questa squadra. Per cui come scritto qualche giorno fa: chapeau. Ovviamente il debito che secondo me ha nei confronti dei Giants è secondo me ancora enorme rispetto alle aspettative riposte in lui al momento dell’acquisto, quindi per poterlo cancellare deve mettere in piedi una stagione formidabile che al momento mi sembra piuttosto di difficile realizzazione.
  • La Stella: singolo e doppio. Una presenza che non disturba nessuno.
  • Marte: due inning senza problemi. Avvertenze: usare con cautela.

Dopo il giorno di riposo odierno, nel weekend ospiteremo i White Sox di Chicago, squadra che nella Modern Era abbiamo incontrato appena 13 volte di cui solo 5 in casa, peraltro rimediando 4 sconfitte, nel 2008 e nel 2014, anno in cui splittammo la mini-serie da due partite vincendo la seconda sfida, che fu appunto l’unica vittoria nostra contro di loro in quel di San Francisco.

Le calzette bianche del South Side viaggiano ad un record di 34-39, piuttosto orrendo se teniamo conto che alla vigilia della stagione venivano dati come contender sicura per la Division con concrete chances di giocarsi la vittoria del campionato. La missione per loro è ora quasi impossibile perché si trovano a 6 partite dalla vetta divisionale e a 5 dalla Wild Card, soprattutto con molte squadre in mezzo, però come le due nostre recenti serie insegnano non andranno affatto sottovalutati, in quanto sono comunque una squadra più che rispettabile.

Per i tre incontri manderemo sul monte rispettivamente Cobb, Webb e DeSclafani e se la prima e la terza sfida si apre a qualsiasi pronostico e forse pure a molti punti, la seconda che vede un duello tra Webb e Cease è sicuramente la più succosa per chi ama i match-up di valore sul monte.

Per gara 1, di venerdì notte, troveremo di fronte il “vecchio” Lance Lynn, 35enne destrimane, che debuttò in MLB nel 2011 (anno in cui si laureò campione) e che in carriera ha vestito le maglie di Cardinals per 6 stagioni, Twins, Yankees e Rangers prima di approdare l’anno scorso in maglia White Sox, con i quali ha disputato 28 partite in regular season ottenendo una ERA di 2.69. Quest’anno problemi al menisco lo hanno tenuto fuori fino al 13 giugno scorso, data in cui ha debuttato. Ha raccolto pertanto tre presenze tentennando parecchio in tutte queste. L’ERA dice 6.19 pertanto l’obiettivo è farlo proseguire così. Senza rancore.

Dylan Cease, anche lui di braccio destro, ha 26 anni ed è uno dei lanciatori migliori di questa stagione MLB. Dal debutto del 2019 ha sempre indossato la maglia dei White Sox e le sue prestazioni sono state un continuo crescendo. ERA 3.91 per 32 partite l’anno scorso, quest’anno è a 2.56 per 15 partite, con l’ultima uscita in cui ha migliorato il suo carrier high di strikeout in un singolo match, ben 13 in 7 inning contro Baltimore. Sarà “divertente” per noi vederlo lanciare e non beccare neanche una palla (oddio, speriamo qualcuna di prenderla, effettivamente).

Concludiamo con Lucas Giolito, quasi 28enne di Santa Monica, che ha avuto finora una carriera un po’ strana. Etichettato come un gran prospetto, venne scelto dai Nats nel 2012 come 16esimo assoluto e tradato l’anno del suo debutto (che fu deludente) in cambio di Adam Eaton. Ai White Sox ha conosciuto stagioni altalenanti; il primo anno completo, il 2018, fu molto negativo con ERA di 6.13 per 32 partite, poi le cose cambiarono e divenne un pitcher di prima fascia. Tre stagioni di fila con ERA sotto i 4 punti, poi quest’anno sembra tornato quello del primo anno, visto che ha una ERA di 5.19 per 13 presenze. In stagione è partito forte, ma in giugno sono arrivati alcuni match deludenti in cui ha concesso molto agli attacchi avversari (peraltro ha incontrato Houston, Tampa e Toronto, che non sono proprio attacchi irrilevanti). Ha però una BABIP di .360, segno che la sua ERA è tutto sommato menzognera e che ci troveremo di fronte un pitcher che sa fare benissimo il suo mestiere.

Da parte nostra, occorrerà avere un attacco veramente produttivo e possibilmente un monte che riesca a tenere il più possibile su i propri partenti. Il loro attacco è forse privo della superstar (qualcuno è anche rotto) ma chiunque può far male e battere lontano. Capito, signor DeSclafani Anthony detto Tonino?

Vediamo cosa riusciamo a cavarne, a presto e sempre forza noi, qualunque cosa succeda.

Giants vs. Tigers gara 1 (4-3): Carlos Rodon alias Joe Exotic, domatore di tigri

Posted in Resoconti on 29 giugno 2022 by Mat
Credits: webtimes.uk

Era il 25 ottobre del 2012 quando per l’ultima volta ospitammo i Tigers nella nostra casa, l’Oracle Park, che allora si chiamava AT&T Park. Ricordate come finì? Forse andrebbe data un’occhiatina al box score perché i punteggi esatti non è certo facile ricordarseli, mentre certo tutti sappiamo che l’occasione era di quelle discretamente importanti e che vincemmo la serie per 4-0.

Gara 1 c’era stata il giorno prima, il 24 ottobre, e i nostri vinsero per 8-3 in una partita che ci vedeva alla vigilia ampiamente sfavoriti. Mandavamo infatti a lanciare Barry Zito che era reduce dal già leggendario RallyZito di qualche giorno prima a St. Louis ma era pur sempre Barry Zito, ovvero non sempre affidabile, per usare un eufemismo. Dall’altra parte c’era Verlander, che era già molto Verlander, ovvero un pitcher dominante. Ma noi avevamo le bacchette magiche quell’anno, così il Pandone batté due fuoricampo contro Verlander e uno contro il rilievo Albuquerque. Tre fuoricampo nei primi tre at-bat delle World Series, fu il primo nella storia del gioco a riuscirci. Fu invece il quarto di sempre a battere tre fuoricampo in una partita di World Series. Che roba, il Pandone, che tra l’altro continua a far gasare le genti oggigiorno nel campionato messicano.

Gara 2 invece fu più combattuta, con una vittoria per 2-0 ottenuta innanzitutto grazie ad un Bumgarner intoccabile (7 inning, 2 hit, 8K) e con un attacco che si sbloccò solo nel finale, anzi andando a segno senza battere valido. L’1-0 arrivò nel 7° con un doppio gioco in cui cascò Crawford ma in situazione di basi piene senza out, mentre nell’inning successivo facemmo il secondo punto con una sacfly di Pence. Nel finale c’era Romo (che tutt’oggi solca i campi della Major League) e le salvezze non erano quasi mai un problema.

Insomma, poi andammo a Detroit a chiudere la serie, con l’urlo di Theriot rimasto nell’immaginario collettivo della festa Giants, ma questa è un’altra storia. Come un’altra storia è stata quella del match di ieri notte. Tutt’altro contesto, partita di interlega tra una squadra in ricostruzione con un record ben sotto le aspettative, mentre l’altra squadra erano i Tigers.

Ok, era una battuta se non si fosse capito, resta però il fatto che il contesto era diverso e che le World Series vibes c’erano solo perché avevamo di fronte la stessa squadra che ci porta alla mente dolci ricordi di un decennio fa, anche se in campo allora e anche ieri c’era solo Miguel Cabrera per loro, mentre a roster – ma non ieri in campo – noi avevamo Belt e Crawford. Nella mattinata di ieri però l’ufficio commerciale dei Giants dev’essersi ricordato che giocavamo contro una squadra che riportava alla mente quella vittoria, per cui ha mandato email ai tifosi invitando loro a comprare i biglietti per il World Series rematch. Non proprio la stessa cosa, ma insomma, per far andare il pubblico allo stadio (e da un po’ di tempo non se ne vede tantissimo) le si prova un po’ tutte.

Che partita è stata? Non la più indimenticabile della stagione e certo non una di quelle che tra 10 anni, se avremo la grazia di esserci, potremo ricordarci. Anzi probabilmente tra una settimana credo che me la sarò già scordata, ma d’altronde il baseball è così, si guarda sempre all’ultima partita giocata e poi alla partita successiva. Non c’è troppo spazio per visioni a largo raggio, almeno da parte di noi tifosi da divano. Sta di fatto che la nostra squadra che certo ora non gode di ottima salute, continua a vincere con le maglie City Connect e finché questa combo ancora regge possiamo dire che stiamo reggendo anche noi. Ad oggi saremmo fuori dalla postseason seppure per una sola partita, ma ne abbiamo giocate 73 e ne mancano 89, per cui c’è tecnicamente tutto il tempo per fare qualunque cosa. Certamente vanno vinti i match come questo, contro squadre dal record negativo e con match-up favorevoli sul monte. Già questa sera per gara 2 le cose potrebbero farsi ben più complicate.

Contro il loro partente Skubal, mancino, Kapler opta ovviamente per un lineup a larga maggioranza di destri, con i soli due mancini rappresentati dai pressoché insostituibili Pederson e Yaz. Mercedes va da DH (potrebbe anche essere stata la seconda e ultima partita per lui, con il rientro di Wade previsto questa sera) e Wynns dietro al piatto.

Tempo due lanci e Yaz si adopera già per una notevole corsa in territorio di foul per un non facile out. Rodon incassa il singolo dall’immarcescibile Miggy e chiude l’inning con uno strikeout. In attacco già iniziamo a far male agli avversari, con un walk preso da Flores e un’intelligente – se voluta, ma sembra di sì – palla di Joc anti-shift in zona scoperta del campo, ovvero la sinistra. Con 2 in base e altrettanti out risponde presente Longoria, la cui palla è una flyball che cade nella terra di nessuno. Entrano 2 punti, ovvero 2-0 per i ragazzi.

Nel 2° Mercedes batte il suo primo singolo in maglia arancionera, sperando non sia l’ultimo per le ragioni già scritte sopra. Avrei sperato per lui in una tripletta di fuoricampo in altrettanti at-bat ma non è stato così, d’altronde i miracoli non accadono sempre e il fatto che non abbia un buon occhio sulle palle che gli arrivano è indice del fatto che la sua durata in maglia Giants credo che non sarà molto lunga, a prescindere dal fatto che venga rimandato stasera a Sacramento.

Nel 3° non sfruttiamo due walk – il loro partente ce ne concede un po’ – mentre Rodon veleggia sicuro nei propri turni di lancio. Nel 4° Baez da leadoff batte lungo contro il muro in esterno destro, la palla torna subito in mano a Yaz che spara in 2B, visto che Baez punta anche giustamente al doppio vista la battuta lunga. Ma arriva prima il tag out di Estrada e Rodon si congratula con Yaz per l’assist facendo il segno della pistola da riporre nella fondina.

Nello stesso inning c’è anche un doppio di Greene che senza l’assist di Yaz sarebbe valso un punto ai Tigers, invece la ripresa termina con un flyout del rookie Torkelson.

Il nostro reparto battitori torna a farsi vivo nel 5° quando Ruf si prende un walk che fa tirare giù dal monte Skubal a favore del rilievo Peralta. Ma le cose per gli ospiti non vanno meglio, tutto il contrario, visto che arrivano i singoli di Longoria e soprattutto quello di Yaz con 2 on e 2 out a dare il 4-0. Poi batte valido anche La Stella ma l’inning finisce appena dopo.

Nel 6° Rodon va un pochino in difficoltà; a fine match si scoprirà che un’unghia della mano con cui lancia si era rotta causandogli fastidio. Subisce un doppio da Grossman che avanza in 3B dopo un wild pitch. Con 2 out Cabrera trova uno spiraglio vincente vicino al cuscino di 1B e porta il primo punto alle tigri.

L’inning si chiude così, nel 7° entra Brebbia che si becca due doppi di fila, il secondo è lungo e rimbalza fuori dal campo. 4-2 e uomo in 2B senza eliminati, iniziano a suonare gli allarmi in casa Giants ma il nostro rilievo si mette in bolla e fa fuori tre battitori di fila.

Mentre in attacco non combiniamo nulla di interessante, ci tocca soffrire ancora sul monte, con Leone nell’8°. Dopo un K su Baez c’è Yaz che si prodiga in un grande intervento per far piovere sul guanto la forte linea battuta da Cabrera. Con 2 out il più sembra fatto ma evidentemente Leone patisce il derby della savana contro le tigri, così arrivano due walk di fila seguiti da una valida vincente. 4-3 e allarmi rossi che fanno un rumore pazzesco nelle nostre orecchie, anche perché poi arriva un altro walk a riempire le basi.

A questo punto potrei dire che sul cadavere di Leone festeggiano le Tigers credendo di aver vinto, ma la storia ha un colpo di scena perché entra Camilo che da deus ex machina risolve il problema. 4-out save per lui, il primo out chiude l’ottavo con un lancio ben largo sul quale Schoop swinga a vuoto il terzo strike, gli altri tre out arrivano nel nono, con in mezzo un walk e con un finale fatto di un doppio gioco su Baez, visto al review e confermato dagli arbitri. Questa è andata.

Note positive del match:

  • Yaz: uno e trino del match. Singolo vincente con 2 out che porta 2 punti alla causa, gran presa nel 1° inning al secondo lancio della partita, outfield assist numero 5 in stagione per eliminare Baez in 2B, super presa nell’8° sulla pericolosa line drive di Cabrera. MOM, direbbero in Inghilterra.
  • Rodon: altra partita da All Star Game, per quanto mi possa interessare una convocazione per tale kermesse (ovvero zero). Concede qualche hit ma in generale tiene in piedi la baracca con efficacia e qualità. Tenendo conto di un attacco che non è al top e di un bullpen sgangherato, la sua prova è fondamentale per la vittoria. Doma le tigri meglio di Joe Exotic e a sua differenza non fa una brutta fine.
  • Doval: chi ha parlato di bullpen sgangherato? Ok, non mi dà una totale fiducia ma so che il ragazzo ha gran braccio e che sa come usarlo. Fossimo in una situazione di partita dentro/fuori e avanti di un punto probabilmente non guarderei divorato dalla tensione e dalla sfiducia, ma con il tempo penso che potrà diventare un punto fermo. Intanto questa 4-out è in saccoccia.

Note negative:

  • Leone: ‘mazza che zozzeria, commenterebbe l’Albertone nazionale se fosse tra noi e se avesse visto la sua partita. Viene salvato da Yaz in un caso, poi si ingambera in una serie di ball anche chiamati un po’ random dall’arbitro. Se non fosse stato cambiato probabilmente avremmo assistito ad un collasso prima della nostra partita e poi delle coronarie di mezza tifoseria.
  • Estrada: 0 su 4, non la sua partita in attacco, peraltro in difesa ricama bene senza sbavature.
  • Slater: praticamente come sopra, in difesa fa l’ordinario e non gli riesce lo straordinario, che appunto è tale per definizione.

Questa sera mandiamo Alex Wood, da cui si attende un rimbalzo dopo quella che è stata una delle peggiori uscite in carriera, a sfidare Rony Garcia, dominicano destrimane 24enne che ha debuttato nel 2020 e ha giocato 31 partite in MLB di cui solo 8 da partente. Quest’anno siamo a 14 presenze di cui 6 dall’inizio, essendo entrato in rotazione da circa un mese. Prima da rilievo aveva ottenuto una ERA di 2.57, disputando uno o due o anche più di 2 inning nelle sue partite. In rotazione come detto ha lanciato 6 volte, andando da un minimo di 4 inning ad un massimo di 6, con la sua ERA ora aggiornata a 4.57. Delle 6 uscite, solo in una occasione non ha concesso fuoricampo, per il resto ha sempre concesso almeno 3 hit e almeno un punto. Una sola è l’occasione anche in cui non ha lasciato per strada walk. La strikeout rate è invece piuttosto buona.

Nell’ultima sua partita, contro Arizona, ha lanciato 5.1 inning con 3 hit e un punto concessi, 2 walk e 3K; è stata la sua miglior uscita fin qui. In breve: troviamo un discreto pitcher ma certo toccabilissimo, ammesso che l’attacco si alzi con il piede giusto. Con Wade titolare speriamo di avere un po’ di energia positiva da mettere in campo. Forza noi!

Giants at Braves gara 4 (6-7): amigo, i campioni sono così

Posted in Resoconti on 24 giugno 2022 by Mat
Credits: postandcourier.com

Persa la terza su quattro sfide contro i campioni in carica, il popolo Giants può tranquillamente abbandonarsi alla tristezza più nera, sebbene non tutto quanto sia girato storto nella quattro giorni nella città dello stato della Georgia. Abbiamo perso tre partite per un punto, due in walk-off, e una l’abbiamo vinta di due punti. In questo ultimo match siamo andati in base mille volte, abbiamo battuto 14 hit ma abbiamo comunque perso.

Questo è ciò che succede quando giochi contro i campioni, loro hanno quel qualcosa in più che li porta a vincere anche partite che sulla carta potrebbero perdere. Non sempre è così, chiaro, ma quando la partita si gioca sul filo dell’equilibrio spesso chi ha la “mentalità” del vincente prevale. Ora non so se sia stato il caso delle nostre tre sconfitte, magari no, però mi piace pensare che tutto ciò in qualche modo abbia influito. Soprattutto mi aiuta a prendere con un po’ di filosofia in più anche questo stop che, benché sul 7-1 nel 4° inning fosse abbastanza chiaro, non mi ha fatto smettere di credere alla rimonta fino all’ultimo out.

Sono stati dei Giants dai due volti. Prima abbiamo visto la versione disastrosa degli stessi, con un Wood che sul monte è stato orribile e, tolta una volta in cui scese dal monte dopo due lanci per infortunio, ha disputato la partita più breve della carriera non riuscendo nemmeno a fare un out nel 2° inning. È stato tolto pure in ritardo perché è chiaro che non ne aveva proprio e che ad ogni lancio avrebbe combinato ulteriori danni. Anzi, forse se fosse stato tolto prima non staremmo a parlare di sconfitta, ma non è il caso di approfondire, perché non abbiamo la controprova.

Oltre a questo Alex Wood, abbiamo fatto… come si dice in francese? Ecco, abbiamo fatto schifo in battuta quando si trattava di trovare la valida importante. Già a basi piene e 1 out nel 1° inning il double-play in cui è caduto Longoria mi ha fatto impazzire, poi sono piovuti altri 3 doppi giochi nei successivi 3 inning, per un totale di 4 nei primi 4. Non ho spaccato la tv e forse non l’avete fatto neppure voi, amici lettori, e solo per questo dovete essere orgogliosi del vostro self control, perché c’erano tutte le ragioni per farlo.

Sotto per 7-1 e in preda ad un ingiustificato ottimismo, ho deciso comunque di crederci, sarà perché il “non è finita finché non è finita” fortunatamente lo applico anche quando siamo in svantaggio. A momenti non riuscivamo nell’impresa, con un solo punto nel finale a fare la differenza. Abbiamo anche avuto le potenziali occasioni del pareggio e del vantaggio, con uomini presentatisi a battere in condizione di fare un home run multipunto. Invece i nostri fuoricampo sono sempre in solitaria e il flyout – indovinate di chi? – di Longoria, ha chiuso l’incontro.

Riavvolgendo il nastro, diamo solo una breve carrellata a ciò che è successo, perché non voglio infliggere a chi legge una pena ulteriore. Nel 1° inning tre singoli con 1 out preludono al doppio gioco in cui cade Longoria, come detto. Primi insulti del caldo pomeriggio italico. Loro invece vanno già a condurre, con un fuoricampo di Swanson al secondo lancio. Partiti bene i nostri, insomma.

Nel 2° è Slater a beccarsi il doppio gioco, dopo un colpito e un singolo. Ne resta uno in base e può correre a casa dopo la bella valida di Casali, 1-1. Nella parte bassa Wood però combina un danno dopo l’altro ed esce sul punteggio di 5-1 Atlanta, con basi piene e senza out. Littell entra almeno un battitore dopo il necessario e non può far altro che subire almeno un punto. È la sacfly del 6-1 con cui si chiude l’inning.

Nel 3° altro leadoff runner e subito doppio gioco, stavolta tocca a Ruf, mentre nel 4° ci casca Estrada dopo il walk su Longoria, da leadoff. Noi ci ingolfiamo nei doppi giochi, loro segnano: lo fa ancora Swanson, con il secondo homer di giornata, 7-1 nel 4°.

Nel 5° la partita prova a cambiare con il fuoricampo di Slater, ovviamente da leadoff. Nel 6° altro leadoff man in base e, anzi, basi occupate senza eliminati. Sotto di 5, possiamo provare a tornare sotto e ci riusciamo parzialmente. RBI groundout di Estrada e ground-rule double di La Stella, i nostri incamerano 2 punti, vanno sul 7-4 e restano con 1 out e con 2 in base. Atlanta cambia il loro partente Wright, così entra il rilievo Chavez. Con un fuoricampo si pareggerebbe ma sia Slater che Yaz vanno strikeout (molto ingenuo il check-swing di Yaz) con in mezzo un walk su Belt a riempire le basi. Insomma, sulla mazza di Yaz c’era addirittura il punto del potenziale vantaggio.

Nel 7° per la prima volta non combiniamo nulla, ma nell’8° torniamo a far punti con tre singoli, l’ultimo dei quali è di Slater e vale il 7-5. Wynns e Yaz si presentano con ancora una situazione di due uomini in base con altre due chances importanti ma anche qui non le sfruttiamo.

Ultimo acuto nel nono: Pederson con 2 out la spara lontana fuoricampo con Jensen sul monte. Servirebbe un punto, ma c’è Longoria, il finale è quindi scritto.

Dopo Wood sul nostro monte si sono alternati Littell, Garcia e Long; gli ultimi due se la sono cavata dignitosamente. Littell così così.

Note negative del match:

  • Wood: parliamoci chiaro, di un lanciatore con questo rendimento facciamo volentieri a meno, tanto vale provare uno Hjelle o un qualcun altro che possa dare più garanzie. Anche un bullpen game sarebbe decisamente più affidabile nonostante il nostro reparto rilievi non sia brillante. 5.05 la sua ERA aggiornata. Vediamo fin dove potrà spingersi in alto.
  • Yaz: 0 su 5 con 4 strikeout, di cui uno che è il massimo dell’ingenuità, per giunta in una situazione importante (va a battere due volte in una situazione di importanza simile). Partita molto negativa.
  • Longoria: mi piace? No. Ha battuto 322 home run? Chapeau. Ha vinto tanto? Chapeau. Mi piace come giocatore? No. Lo metto tra i migliori che abbiamo? No. Parere mio personale. Sbaglierò? Amen. Per me è la qualità, raffinatezza…

Note positive:

  • Long: due inning solidi, non i primi e speriamo non gli ultimi. ERA 1.80. Rilievo long, nomen omen.
  • Slater: un home run e un altro RBI, per un po’ di concretezza che spesso gli manca. Mi aspetto ancora di meglio da lui.
  • Garcia: due inning di cui uno buono e uno in cui riempie le basi e va vicino a collassare. Invece regge senza subire punti, ERA 1.82. Uno dei rilievi che più gradisco, sebbene non sia quasi mai da utilizzare per più di un inning.

Prima di parlare della prossima serie, trattiamo del nuovo arrivo in casacca arancionera. Anzi, in casacca River Cats, per ora. Si tratta di Willie Calhoun, 27enne nato a Vallejo, città vicina a San Francisco e tristemente famosa per un serial killer – Zodiac – che “operò” negli anni ’70. Calhoun arriva dai Texas Rangers, per i quali ha giocato un totale di 253 partite dal 2017, anno del suo debutto in MLB, ed ha una linea in carriera di .241/.300/.407, con 32 fuoricampo e 103 RBI, oltre che ZERO basi rubate.

Draftato dai Dodgers nel 2015, giocò nelle minors dei caschi blu, facendosi notare nella squadra di Triplo A di Oklahoma, fin quando venne tradato ai Rangers nello scambio che portò Darvish tra i losangelini.

Debuttò quindi nel 2017 e nel primo anno giocò 13 partite nella Major. Il suo anno con più presenze è stato il 2019, in cui ha giocato 83 partite battendo .269/.323/.524; un anno in cui aveva iniziato dalle minors. Tante vicissitudini seguirono: nel 2020 fu centrato in faccia da una pallata di Urias durante lo spring training e venne operato per ricostruirgli la mandibola. Giocò comunque 29 partite delle 60 di quella monca stagione (.190 di media). L’anno scorso invece, proprio di questi tempi si fratturò il braccio per un’altra pallata. Anche qui chirurgia e stagione che chiuse con 75 partite e .250 di media.

Quest’anno ha giocato 18 partite, tutte ad aprile, battendo ben poco, .136. I Rangers l’hanno così retrocesso in Triplo A e lui ha chiesto di essere tradato, evidentemente non ha gradito la bocciatura (beh d’altronde se batti .136 hai tutte le ragioni per sbattere i pugni sul tavolo, certo). I Rangers dopo averlo messo DFA ora l’hanno accontentato e si sono presi Steven Duggar e soldi.

Che arrivo è questo di Calhoun (che è un outfielder come Duggar)? Mah, probabilmente è un rimpiazzo, oppure è la solita scommessa alla Zaidi sperando che funzioni. In questo caso però sembra che vi sia la longa manus di coach Kapler, visto che entrambi conoscono Calhoun personalmente. Venne infatti draftato dai Dodgers di Zaidi al tempo in cui Kapler era direttore dello sviluppo dei giocatori, sempre tra i nostri amici in blu. Insomma, nel 2015 era forte, lo conosco personalmente, me lo ricordo veramente buono. Lo prendiamo? Dev’essere più o meno andata così. In parole povere da Calhoun mi aspetto veramente poco, ammesso che salga in prima squadra (troveranno il modo di farlo), poi se farà bene sarò in prima fila a battere le mani.

In tutto ciò salutiamo Steven Duggar, che è sempre stato un giocatore di secondo se non terzo piano ad eccezione dell’anno scorso in cui per lungo tempo fece così bene da far pensare a tanti che avevamo trovato un signor giocatore di baseball, così dal nulla. Lascia la truppa arancionera dopo 254 partite e una linea di .242/.297/.377, 14 fuoricampo e 18 basi rubate. Lo draftammo nel 2015 e ha comunque rappresentato un pezzettino di storia Giants; non è stata una delle tante meteore. In bocca al lupo a lui.

Si torna a casa per 8 partite così distribuite: tre contro i Reds, poi riposo, due contro i Tigers, riposo, tre contro i White Sox. Partiamo quindi dai Cincinnati Reds, rullati nel loro domicilio dai Dodgers nell’ultima serie ma che quando li abbiamo incontrati a fine maggio ci hanno “rubato” (nel senso che hanno vinto) due partite su 3.

I nostri tre partenti saranno Cobb, Webb e DeSclafani, mentre loro schiereranno rispettivamente Ashcraft, Minor e Mahle.

Andiamo brevemente a conoscerli: Richard Ashcraft è il cantante del gruppo musicale Verve, ah no, quello poi è Ashcroft. Il lanciatore è Ashcraft è di nome fa Graham, ha 24 anni, è destrimane ed è stato draftato da Cincinnati nel 2019. Quest’anno ha debuttato in MLB, è dunque un rookie. 6 partite fin qui giocate, dal call-up di maggio. Noi lo abbiamo già incrociato alla sua seconda uscita assoluta, in cui lanciò 6.1 inning concedendo 4 hit e nessun punto ai nostri, con 2 walk e uno strikeout. Ha una ERA di 3.51, peggiorata non poco nelle ultime due uscite in cui ha concesso 10 punti in complessivi 9.2 inning. Prima della chiamata in MLB aveva collezionato 7 presenze in Triplo A  con 1.65 di ERA. Pare dunque essere un discreto lanciatore, ma certamente toccabile molto di più di quanto abbiamo fatto quando l’abbiamo avuto di fronte.

Mike Minor è invece una vecchia volpe. Mancino 34enne, debuttò in MLB nel 2010 e in regular season ha 280 presenze con una ERA di 6.97 per le 4 partenze avute finora in maglia Reds. Quattro match in cui ha sempre concesso molto come suggerisce la sua ERA, mentre l’anno scorso in 28 presenze in maglia Royals chiuse a 5.05. Avendo noi Webb dall’altra parte, possiamo azzardare di avere un match-up sicuramente favorevole.

Tyler Mahle, 27enne destrimane, è invece in MLB dal 2017, ha giocato finora 110 partite con la maglia dei Reds. L’anno scorso è andato piuttosto bene, ERA 3.75 per 33 partenze. Quest’anno è a 4.57 per 15 partite e l’ultima di queste, contro i Dodgers, è stata forse la sua più negativa di una stagione in cui comunque ha lanciato un complete-game shutout con 12 strikeout alla penultima uscita e ha zittito il nostro attacco con 6.2 inning in cui ha concesso una sola hit.

Non sarà dunque facile, i Reds hanno un record di 23-46 ma c’è ben poco da fare affidamento su questi dati. A differenza della serie giocata in Ohio, non ci troveremo di fronte Stephenson, il catcher, che è fermo per infortunio e probabilmente è uno dei loro hitter più insidiosi.

Vediamo di trarne vantaggio. Ci si legge qui quanto prima (la settimana prossima potrebbe essere un po’ difficile, ma farò il possibile).

Giants at Braves gara 3 (3-4): raccolta firme per l’abolizione del 9º inning

Posted in Resoconti on 23 giugno 2022 by Mat
Credits: mercurynews.com

Prima domanda dopo la terza sconfitta in walk-off nelle ultime 4 partite: ma a noi non capita mai di essere dalla parte giusta di tutto ciò? Tre vittorie in walk-off su 4 partite, perché non ci succede neanche per sbaglio? Seconda domanda: cos’abbiamo fatto di male per meritarci delle disgrazie umane a lanciare negli inning finali delle nostre partite? Tolto Camilo, che peraltro non è infallibile, chiunque sale sul quel monte alla fine delle partite è garanzia per noi di brividi freddi quando va bene e di insulti pesanti nei rimanenti casi. Terza domanda, consequenziale alla precedente: possiamo abolire di netto il nono inning? Basta, chiudiamo le partite all’ottavo, firma anche tu la petizione su Change.org. Non so se verrà accettata, in alternativa proporrei di spegnere la tv a fine ottavo e di raccontare la partita come se fosse finita lì.

Ci creiamo una classifica alternativa delle partite finite all’8°, saremo sicuramente messi meglio. In fondo, cosa cambia in sostanza? Noi potremmo vivere una vita sicuramente con meno patemi. Tutti d’accordo, dunque? Via.

Vittoria dunque per 2-1 in gara 3 ad Atlanta, che dopo il pareggio sull’1-1 di gara 1 (sì, c’è anche il pareggio nel baseball, non lo sapevate eh) e la vittoria per 9-8 di gara 2 ci porta ad essere a 2 vinte e un pari in questa difficile serie al Truist Park contro i campioni in carica. Dei Giants convincenti, con un grande Rodon e un ottimo Brebbia che ha salvato la situazione nell’ultimo inning senza nessuna difficoltà. Insomma, vittoria piuttosto comoda se si eccettua una piccola sofferenza nel 7°, quando ad una fortunosa valida di Ozuna è seguita l’unica big hit di tutta la partita di Atlanta, un bel doppio di Olson che ha portato a casa Ozuna per il punto dell’1-2. Rodon ha poi chiuso quell’unico inning difficile per lui con un groundout, un lineout e uno strikeout. Infine Brebbia ha gestito al meglio l’ultima ripresa, due strikeout e un groundout. Tutto facile, partita in archivio, vittoria arancionera.

Va bene, d’accordo, esperimento riuscito, nel magico mondo della fantasia è andata così. Nel crudo e perennemente ingiusto mondo reale le cose sono andate un attimino diversamente. Si è perso, rovinando tutto come dei pollastri, con ancora l’ultimo lancio a decidere tutto e a stabilire la vittoria dei padroni di casa. Su 280 lanci complessivi della partita, siamo stati in vantaggio per 264 di questi e non siamo stati sotto nel punteggio per 279 di questi. Per un solo lancio siamo stati in situazione di sconfitta, per combinazione è stato l’ultimo. C’è forse altro da aggiungere? Non credo.

I nostri sono andati avanti con il fuoricampo di Yaz nel 1° inning, al primo lancio del suo at-bat. Battezzato Morton e ribattezzato nel 4°, con un altro fuoricampo, stavolta di Ruf. Quasi sempre solo-shot negli ultimi tempi, con l’unica eccezione rappresentata da Wynns nella partita del giorno prima.

Rodon ha viaggiato sicuro, ancora una volta autore di una prestazione da fuoriclasse. 7 inning, 10 strikeout, 23 swinging strike complessivi, suo season high, tra l’altro 13 di queste 23 con la slider e non con la fastball. Abbiamo dunque una maggiore varietà dei suoi lanci e anche un’efficacia rafforzata in tutto ciò. Nel 5° inning ha concesso la prima hit del suo match, un fortunoso flare di Arcia con la mazza che si rompe. Un’altra valida fortunosa, di Ozuna, nel 7°, è stata la sua seconda hit incassata, seguita poi come detto prima dall’unica valida veramente netta subita in tutto il suo incontro.

Nel 9°, sull’1-2 per noi e alla fine della nostra storia fantasy, si è entrati in un nuovo universo, quello della realtà che non fa sconti a nessuno. Il tutto era anche iniziato bene, con un colpito e un bel singolo di Longoria, non lontano dal fuoricampo. La Stella ha trovato la valida che ha beffato lo shift difensivo e i Giants si sono portati 3-1. Cosa poteva più andare storto?

Wynns si è presentato al piatto con 2 out e 2 uomini in base e ha visto passare 6 lanci, senza girarne neanche uno. I primi tre erano chiaramente ball, conto 3-0, poi sono arrivati 2 strike, conto 3-2, infine un ball basso piuttosto netto, senza spazio a diverse interpretazioni. Strikeout. Quest’anno mi capita di chiedermi se gli arbitri a volte non facciano apposta a sbagliare chiamate clamorose perché vogliono anche loro le chiamate robotizzate, cosa che ai tempi ho un po’, da boomer, osteggiato, ma che ora mi vede ampiamente favorevole all’implementazione. Questa chiamata è stata inaccettabile, al di là di com’è finita poi. Soprattutto non è la prima, né la seconda, né la decima che mi capita di vedere quest’anno.

Nella parte bassa del 9° siamo entrati in un altro mondo speciale, quello dei lanciatori Giants in situazione di salvezza. In due parole: panico totale. McGee, quello che si era riabilitato e che non concedeva più punti da un pezzo (perché è sempre bene farlo notare specie prima che succeda il patatrac) al primo battitore ha subito il fuoricampo da Swanson. 3-2 Giants, siamo pur sempre davanti. È arrivata però subito una nuova hit, stavolta di Ozuna, in cricket-style, con palla bassissima eppur colpita eppur validamente, oltre Belt, in esterno destro. Un flyout ha poi dato l’illusione che sarebbe potuta finir bene. Nel caso qualcuno avesse avuto questo pensiero, non avrebbe potuto sbagliare di più. Sbracciata vincente di Contreras che porta il pareggio ai Braves, con l’unica consolazione – esclusiva per me e probabilmente per pochi – di averlo al fantabaseball. Ma non mi consola, francamente, dato che preferisco le vittorie arancionere ai successi fantabaseballistici, anche perché nel fanta come detto abbiamo già vinto all’8° inning.

In situazione di parità, capiamo che le campane a morto stanno già suonando e l’ingresso di Rogers equivale a quello del boia per il condannato, ovvero sappiamo già come va a finire. Lo strikeout di Arcia consente la rubata a Contreras che va in posizione punto, dopodiché per Duvall l’opera è facile, basta far scattare il meccanismo che fa scendere la ghigliottina. Zac, game over.

Note negative del match:

  • McGee: non so da dove iniziare e salomonicamente scelgo di non sparare sulla croce rossa, basta la prestazione a far capire quanto turpiloquio sia stato a lui dedicato.
  • Rogers: una sentenza della Cassazione. Di quelle che ti danno torto.
  • Belt: 0 su 4 con 3 strikeout per una media battuta che ad oggi è la peggiore dall’anno del suo debutto, il 2011. The last dance per lui, ma facciamo in modo che sia un ballo più vivace.

Note positive:

  • Rodon: partita super che avrebbe ampiamente meritato la vittoria, la quale continua ad essere una statistica a dir poco fuorviante per giudicare un pitcher. È andata così, di più non poteva fare e non possiamo certamente chiedergli. ERA a 2.70 per 14 partite, l’anno scorso 2.37 per 24. C’è ancora margine di miglioramento?
  • Brebbia: un bell’inning, con 2 strikeout e nessun rischio. Anche in questo caso è servito a poco, ma almeno resta la prestazione.

Oltre a qualche innesto dal punto di vista dei rilievi, servirebbe anche nuova linfa in attacco, ragion per cui do conto del match della notte dei River Cats, quello sì vinto, per 13-5, sebbene vada aggiunto che il record della squadra di Sacramento ad oggi recita 28-40. Ma questo ci interessa relativamente. Nella notte si è messo all’opera Wade, che ha chiuso 2 su 5 con un fuoricampo e un doppio. C’è da menzionare David Villar, che è un 25enne terza base che sta convincendo sempre più e si sta facendo tutta la trafila per sbarcare in maglia Giants probabilmente tra non molto. Pur non essendo mai stato tra i prospetti più d’impatto, si sta guadagnando credito a suon di prestazioni. Ieri notte ha battuto due fuoricampo con ben 6 RBI, siamo già a 20 home run in stagione, con una linea che recita .279/.394/.650. Con numeri del genere, soprattutto clamorosa potenza, non puoi che salire in MLB molto presto. Speriamo arrivi questo suo momento, tra l’altro Villar è di Atlanta e sarebbe stato curioso vederlo giocare in questa serie.

Impossibile poi non menzionare il meme vivente Yermin Mercedes, al debutto nel match di ieri notte. Ha battuto due onesti singoli su 5 at-bat, bene come gara d’esordio. Ultime due menzioni: Arquimedes Gamboa, 24enne shortstop che forse ricorderete in spring training, 2 su 2 con un fuoricampo e media battuta che dice .262. Infine Jhonny Pereda (sempre belli questi nomi di battesimo sbagliati) , 26enne catcher autore anch’egli di ben due fuoricampo e di una media battuta che ora è .271 per 29 partite giocate. Insomma, qualcosa da cui pescare per dare vitalità all’attacco si può trovare. Per dare invece propulsione al reparto rilievi invece le cose vanno meno bene anche in Triplo A.

Alle 18.20 gara 4, con la partita che si giocherà ad una temperatura frizzantina compresa tra i 33°C e i 36°C. Dobbiamo quindi raffreddare i loro animi e provare a vincere con qualsiasi mezzo, anche illegale se possibile (si scherza eh). Non sarà però facile, primo perché mandiamo sul monte Alex Wood, pur con tutto il bene che gli vogliamo. Secondo, perché il loro partente sarà Kyle Wright, 26enne destrimane che è sempre stato nei Braves (draftato nel 2017 con debutto in MLB l’anno dopo) ma che solo quest’anno è stato inserito in rotazione da titolare fisso. Fino all’anno scorso aveva infatti accumulato 21 presenze in 4 anni, di cui 14 da partente, ma da quest’anno le cose sono cambiate, con 13 partenze e una ERA di 2.94, notevolissima.

Nel 2021 ha giocato praticamente sempre in Triplo A, con l’affiliata dei Gwinnett Stripers, con una ERA di 3.02 per 24 partenze. Quest’anno come abbiamo visto si è addirittura migliorato mettendo insieme ottime prestazioni anche se per fortuna nelle ultime 3 sembra rientrato un po’ nei ranghi, avendo concesso qualcosina di più rispetto ad un formidabile inizio. Nell’ultimo match, in casa Cubs, ha concesso 11 hit e 5 punti in 6 inning, ma sappiamo che non si può giudicare la condizione da un singolo match. Ha comunque la tendenza ad ottenere un alto numero di strikeout e a concedere pochi walk, sebbene gli capitino alcune partite che sfuggono un po’ a qualsiasi linea tendenziale in cui il dato dei walk si impenna senza un apparente motivo. Solo 4 invece i fuoricampo concessi in 79 inning totali e considerando il fatto che il loro campo è poco pitcher-friendly si tratta di un grande dato, un po’ sulla carta penalizzante per noi che campiamo praticamente di home run. Il caldo previsto però potrebbe comunque agevolare il long ball, vale anche in negativo per noi, con Alex Wood (che iniziò la sua carriera MLB proprio da Atlanta) a rischio contro i bombardieri dei Braves.

Non so come ottenerla, ma una vittoria arancionera è caldamente consigliata, possibilmente con margine di ampia sicurezza entro quel maledetto nono.

Giants at Braves gara 2 (12-10): chi la dura la Wynns

Posted in Resoconti on 22 giugno 2022 by Mat
Credits: Sf Giants Instagram page

Ecco un match selvaggio, di quelli che servivano ai nostri per poterci garantire la vittoria. In cuor nostro sapevamo che DeSclafani non sarebbe stato troppo pronto e avrebbe incassato almeno un fuoricampo nel poco tempo in cui sarebbe stato impiegato. Se n’è cuccati due in tre inning, una buona media, così serviva toccar duro il loro baffone Strider e non mollare fino alla fine, possibilmente tenendo botta con il nostro bullpen.

A conti fatti, non tutto ci è riuscito alla perfezione, perché in una serata dalle 14 hit abbiamo vinto di poco più di un’incollatura, ma come insegnano i cortomusisti italici, l’importante era arrivare alla fine con il musetto davanti. È come nelle corse dei cavalli, non serve vincere di tanto.

Austin Wynns è stato l’uomo del match, visto che ha portato alla causa 4 RBI, con un fuoricampo da tre punti oltre l’esterno sinistro a fil di palo e con un RBI double che ha riportato i nostri in linea di galleggiamento, dopo che erano stati avanti 4-0 e poi sotto 5-4. È stata una partita in pieno stile rollercoaster, di quelle che forse non piacciono troppo ai puristi del gioco ma che era probabilmente l’unica via da percorrere per noi per arrivare con la W al traguardo dell’ultimo out. Ovviamente non ha fatto tutto da solo Wynns, visto che un importante doppio di Yaz o una valida di Flores nel finale hanno garantito punti pesanti che quasi mai siamo stati in grado di difendere come dovevamo. Il bullpen ha un po’ seguito la linea d’onda tracciata da DeSclafani e ad eccezione di Rogers (ebbene sì) ha praticamente sempre concesso qualcosa; peraltro contro l’attacco dei campioni in carica è una cosa che ci sta anche. Abbiamo anche provando a rovinare tutto con le nostre mani, con un errore sesquipedale di Estrada nel 7° inning che sarebbe potuto costare carissimo. Thairone sa però come farsi perdonare e nell’attacco successivo l’ha fatto; certi sbagli difensivi frutto di leggerezza mentale però è chiaro che in certe situazioni non devono mai avvenire.

Da valutare poi la condizione di Crawford, uscito malconcio a match in corso dopo una scivolata a casa base pure bocciata dall’arbitro, che l’ha chiamato out. Fortuna che esiste il video review, che almeno gli ha reso giustizia. Il suo ginocchio però è rimasto dolorante e oggi il nostro interbase si sottoporrà agli esami che però sembrano essere solo a scopo precauzionale. La sua assenza dovrebbe essere questione di un paio di giorni e non di più, si spera.

Lineup con 6 mancini ad affrontare il destrimane Strider. Gonzalez leadoff, La Stella DH e Wynns dietro al piatto, con Flores a riposo visto forse il periodo di scarsa forma (ma poi si farà sentire). L’obiettivo è far lanciare tanto il loro partente e magari toccarlo subito, ma nel primo inning non si riesce a battere valido, pur facendogli fare 20 lanci.

Il 1° è indenne anche per DeSclafani, mentre nel 2° i nostri colpiscono: dopo due valide (Belt e Estrada), La Stella viene colpito alla caviglia, così riempiamo le basi senza eliminati. Crawford batte lungo per la volata di sacrificio dell’1-0 e al secondo lancio Wynns la parcheggia di poco vicino al palo dell’esterno sinistro. 4-0 arancionero.

Può durare per DeSclafani? Ovviamente no, perché il secondo battitore del 2° inning gli piazza il singolo e il terzo va di fuoricampo. È Ozuna e siamo 2-4, ma poi va persino peggio perché nel 3° arrivano due singoli seguiti dal fuoricampo di Olson. Così, in una manciata di minuti da 4-0 per noi si è 5-4 per Atlanta.

Nel 4° colpiamo ancora Strider: ai singoli di La Stella e Crawford segue l’RBI double, stavolta a filo riga destra, di Wynns, che vale il pari sul 5-5. Poi c’è Gonzalez, la sua battuta è lunga quanto basta per provare a mandare Crawford a casa base dopo la palla raccolta dal guantone avversario. Il coach di 3B è in modalità all in dopo non aver dormito forse benissimo la notte precedente; Crawford arriva salvo, gli arbitri come già detto lo chiamano out e il review overturna. 6-5 Giants con un Crawford in meno; Estrada va a fare lo shortstop e Flores entra da 2B.

Loro dopo 3.2 tolgono Strider, noi dopo 3 togliamo DeSclafani in favore di Littell. Diventa un bullpen game dal secondo terzo di gara. Littell colpisce Harris con una palla bassa e decentrata, poi regala una palla alta ad Acuna che spedisce un confetto in tribuna e si lascia andare alla sua consueta sobria esultanza. Controsorpasso Braves sul 7-6, e siamo solo a fine 4° inning.

Nel 5° le due squadre si prendono offensivamente una pausa (lancia Rogers per noi), mentre nel 6° riempiamo nuovamente le basi, con 1 out, grazie alle valide di Flores e Wynns (ancora) e al walk preso da Gonzalez, che pure in una giornata per lui hitless si fa notare in positivo. L’RBI double di Yaz vale il contro-controsorpasso, 8-7, con Gonzalez che viene eliminato a casa base, sempre in virtù della modalità all in decisa dal coach di 3B dopo la delusione del giorno prima.

Rogers resta perfetto nel 6°, mentre nel 7° Joc al secondo lancio la butta fuori, 9-7 per i ragazzi. Sul monte sale Brebbia che pur ottenendo 2 out concede un singolo ad Acuna e un walk a Riley, con una passed ball. Entra così McGee che in teoria toglierebbe le castagne dal fuoco se non fosse che Estrada non riesce a tenere nel guanto una palla banalissima che gli serve Longoria per il terzo out. Uomini salvi, punto dell’8-9 e inning ancora in corso, fino all’out immediatamente successivo.

Nell’8° Leone se la cava pur concedendo 2 hit, ma per noi servono ulteriori punti, non possiamo fidarci. Spingiamo quindi anche nel 9°, quando torniamo in una situazioni di basi piene, con nessun out. Ma quante volte abbiamo riempito le basi quest’anno? Credo mille, ma non molte volte sono arrivati tanti punti. In questo caso però ne arrivano tre, con un singolo di Estrada che ne porta uno e con una valida di Flores che ne porta 2. 12-8, siamo un po’ più sereni, ma non troppo.

Camilo va a chiudere e concede singolo e fuoricampo a Olson, 12-10. Arriva poi un out al volo e lo stesso Doval scaglia violentemente il guanto per terra dalla frustrazione di aver subito prima un fuoricampo che è costato due punti. Serve un ultimo out e arriva con il K swinging di Ozuna; Camilo si picchia il cuore con grinta, questa l’abbiamo portata a casa.

Note positive del match:

  • Wynns: catcher di riserva che spesso fa meglio del catcher titolare, era già accaduto prima con Bart e Casali. Serata di grazia la sua ma sappiamo che è un giocatore di esperienza che può dare, sebbene a fasi alterne, il suo contributo. Come già scritto, è un Casali-bis, il valore è grossomodo simile.
  • Rogers: dopo tanti pesci in faccia, giusto lodarlo per 2 inning perfetti che all’interno di un match selvaggio hanno ancora più valore. Se solo a questa partita ne seguissero altre così positive, se ne potrebbe parlare bene a lungo. Invece temo che non sarà così.
  • Flores: 2 valide e altrettanti RBI. Un parziale riposo che gli giova.

Note negative:

  • Estrada: errore grave, di leggerezza, simile a quello fatto la scorsa settimana. Non l’abbiamo pagato caro ma se avessimo perso anche per questo motivo ce ne sarebbero state tante da dirgliene. In attacco comunque continua a produrre e finché procede così il posto non glielo toglie nessuno.
  • DeSclafani: non che mi aspettassi molto di più da lui, comunque la sua prestazione per i pochi inning lanciati è stata tutto fuorché brillante. Vediamo se alla prossima che lancerà, quando giocheremo in casa, potremo godere di un lanciatore un pelo più affidabile.
  • Doval: la sua rabbia nel finale dimostra quanto ci tenga a far bene. Non va dimenticato che ha 25 anni (che compirà a luglio) e che i margini di crescita ancora ci sono. Fidiamoci di Camilo, sebbene sono il primo ad avere spesso sudori freddi quando è sul monte (ma d’altronde con chi non li ho, in situazioni di salvezza?).

Gara 3 con duello Rodon vs. Morton, con quest’ultimo che sappiamo essere una vecchissima conoscenza di questo bel giuoco. Tanto da dire, o forse poco – visto che lo si conosce già abbastanza – su Morton, che ha debuttato nel 2008 proprio con i Braves dopo essere stato draftato nel lontanissimo 2002 sempre dalla squadra di Atlanta. Con la maglia della squadra della Georgia però ha disputato solo una piccolissima parte della sua carriera, per la precisione 62 partite in regular season delle 305 giocate, con una ERA che recita 4.04, ma che dice 3.34 per un ottimo 2021 e 5.08 per le 13 partenze avute quest’anno.

Alla non più verdissima età di 38 anni, il lanciatore destrimane che in carriera ha vestito le maglie – oltre a quella dei Braves – dei Pirates, Phillies, Astros e dei Rays, non vuole abdicare. Il suo inizio di stagione non è stato iper brillante ma poi si è tirato su, pur concedendo quasi sempre qualcosa agli attacchi avversari. Delle 13 partite del 2022, il due volte campione MLB (con gli Astros nel 2017 e con i Braves l’anno scorso) non ha concesso punti in due occasioni, tra cui nell’ultima uscita nella quale ha lanciato 7 inning contro i Cubs lasciando loro appena tre hit.

Si giocherà in notturna, con temperatura prevista di circa 30°C al primo lancio. Non so se può servire riportarlo, ma Morton quest’anno ha una ERA di 3.83 nelle partite giocate di giorno (7) e di 6.91 in quelle giocate di sera (6). Sample size piccolissimo e quasi certamente irrilevante, ma tutto deve concorrere alla ricerca di una doppia vù arancionera. Dai!

Giants at Braves gara 1 (1-2): c’è sconfitta anche nel cuore di chi lotta

Posted in Resoconti on 21 giugno 2022 by Mat
Credits: sandiegouniontribune.com

Capita a volte di leggere frasi motivazionali che servono per poter archiviare una sconfitta senza strapparsi il fegato per la frustrazione. Fa sorridere vedere come spesso i tifosi trovino frasi ad effetto che hanno l’esclusivo scopo di superare momenti difficili o di giustificare quello che comunque è un fallimento, ovvero in questo specifico caso gara 1 ad Atlanta. Così, ci diciamo che non c’è sconfitta, perché ce la siamo giocata, abbiamo lottato fino all’ultimo e la nostra missione è questa, giocarcela sempre, anche al cospetto dei campioni in carica.

La vera verità è proprio un’altra, ovvero che siamo delusi e tristi, che sì c’è consapevolezza che abbiamo giocato alla pari ma chissenefrega di giocare alla pari, già sappiamo che la squadra ha un certo valore e non deve temere nessuno. Questa partita si poteva vincere e l’abbiamo persa, questo è quanto.

Nulla di drammatico, ovviamente, però perderne due consecutive vedendo gli avversari zompare festanti davanti al nostro naso non è mai bello, per questo il mio sogno irrealizzabile è quello di fare un’intera stagione giocando in casa, almeno non vedremmo più sconfitte in walk-off. Sarò un giorno accontentato? Ne dubito.

Se n’è andata dunque gara 1 di 4 al Truist Park che un tempo si chiamava Turner Field, se non erro. Cambia il nome ma non cambia il fatto di essere una trasferta antipatica come poche, l’avevo detto o no ieri? Beh, spero con il cuore di essere smentito per le gare 2, 3 e 4 di questa serie, sebbene leggendo i match-up che ci aspettano ho idea che siamo leggermente favoriti solo in una delle tre restanti. Ma su questo non c’è da fare troppo affidamento, i duelli tra i pitcher anche se a volte vedono largamente favorito uno rispetto all’altro ben spesso non corrispondono a conti fatti ad una vittoria della squadra favorita. Quindi non fasciamoci ulteriormente la testa, dopo peraltro avercela già rotta in gara 1.

Avevamo di fronte Max Fried, che oltre a tutto ciò che di buono si è potuto scrivere sul pezzo di presentazione pubblicato ieri, ha un’altra qualità non riportata ieri: sa fare i pickoff meglio forse di qualunque altro e strano che il nostro Gonzalez non sia stato avvisato dell’eventualità, perché nel 2° inning si è fatto beccare in flagrante e da corridori agli angoli e 1 out si è passato ad un corridore in base e 2 out, con un successivo K su Estrada che ha chiuso uno dei pochissimi inning in cui abbiamo dato un po’ di filo da torcere al loro partente.

Nella parte bassa del 2° invece Webb ha subito il suo unico punto del match, un fuoricampo di d’Arnaud che ci ha costretti ad inseguire per tutto il resto del match. Non abbiamo subito altri punti, ad eccezione del finale, ma abbiamo rischiato almeno un’altra volta di subirne grazie ad un quasi fuoricampo di Harris, con la palla che ha rimbalzato sul muro a pochi centimetri dall’essere home run. È diventato un triplo – si trattava del 5° inning – con l’inning poi chiuso da un groundout su Acuna.

Il duello tra i due partenti è stato comunque di alto livello, con il nostro che non ha sfigurato al cospetto di quello che è un punto fermo della loro rotazione oltre che sulla breccia da diversi anni.

Nell’8° inning Fried ha un po’ terminato la sua propulsione e i nostri hanno spinto fino a trovare il pari. Abbiamo iniziato lavorando “ai fianchi”, per mutuare un gergo pugilistico. Prima un bunt single di Gonzalez, poi un bloop di Estrada sul quale Gonzalez ha coraggiosamente accelerato il passo fino ad arrivare in 3B, infine un walk su Casali in 4 lanci, l’ultimo dei quali un po’ generosamente chiamato ball. Basi piene, nessun out, Fried è sceso in favore di Will Smith, che conosciamo bene dalle nostre parti, visto che ha giocato con la nostra maglia nel periodo 2016-2019 con 145 presenze raccogliendo 49 salvezze.

C’è stata un pizzico di fortuna per loro, va detto, e forse più di un pizzico. Il primo battitore era La Stella, il cui bloop è stato raccolto da un Duvall in tuffo (ah, pure lui passò da noi nel lontano 2014, 28 partite, ma un anello con la scritta SF se lo mise comunque in tasca). Un out, basi ancora piene e una bella line drive valida di Slater per il punto dell’1-1. Qui è una delle sliding doors del match: Estrada è arrivato in 3B quando la palla è stata raccolta dall’esterno centro Harris ed è stato fermato lì. Estrada è veloce, a casa poteva arrivarci salvo, ma non lo sapremo mai cosa sarebbe accaduto. Avendo 1 out e giocatori come Flores e Yaz in battuta la decisione di fermarlo in 3B ci poteva anche stare, com’è successo.

Sta di fatto che Flores è andato strikeout con il solito maledetto swinging-blocked di Championship Series memoria (era un ball clamoroso, punto del 2-1 virtuale) e sulla palla successiva di Yaz il loro 1B Olson l’ha raccolta da terra non si sa come e l’ha tirata verso l’accorrente Smith che è arrivato un nanosecondo prima di Yaz.

Tre occasioni per il sorpasso (non far correre Estrada, K di Flores sul quarto ball, out circense su Yaz) e si è rimasti 1-1. Di fatto, il match è finito qui, perché tre indizi erano dei chiari segnali che la partita non poteva più tornare dalla nostra parte.

Così infatti è stato, sebbene nella bassa dell’8° inning siamo riusciti ad uscire indenni da una situazione con 2 uomini in base e nessun out. Con Leone sul monte, prima un doppio gioco poi uno strikeout hanno illusoriamente rigirato la partita verso la sponda Giants, ma il finale era tutto da scrivere. Ma abbiamo sprecato ancora: con l’ex Dodgers Jansen a lanciare, ne abbiamo messi due in posizione punto con 1 out, Pederson e Gonzalez, autori di due singoli. Estrada però si è preso uno strikeout swingando una palla altissima, Crawford ha fatto uguale swingando una palla larghissima. Che spreco.

Così, la tavola è stata apparecchiata per il gran finale. Doval, efficace da tempo, ha concesso due valide e un walk, per la precisione un walk in 4 lanci, un flyout, un singolo, uno strikeout, un singolo. Ballgame e ci rivediamo nello stesso posto tra meno di 24 ore.

Note negative del match:

  • Flores: viaggia ad un parziale di 3 su 36. Lo strikeout dell’ottavo inning sta sanguinando ancora, a distanza di ore.
  • Doval: toppa quella che doveva essere un’uscita senza macchia, data la delicatezza della situazione. Preciso che si tratta di una nota negativa del match, perché come scritto sopra arrivava da un lungo periodo positivo. Però da un closer, anche non in situazione di salvezza, ci si aspetta sempre se non la perfezione, quasi.
  • Yaz: anche lui in parziale sottotono, 1 su 16, meno di Flores ma comunque essendo lui un giocatore importante il dato pesa. Qui va 0-4 con 2K e 3 lasciati in base.

Note positive:

  • Webb: regge bene il confronto e non si lascia deprimere dal fuoricampo del 2° inning. Quasi ne concede un altro, ma non perde mai il controllo, letteralmente, visto che non concede basi per ball. No decision per lui alla fine.
  • Gonzalez: tirata d’orecchie per il pickoff, errore grave, ma nota positiva per il resto. Bunt single che prelude al pareggio e altra preziosa valida, per quanto poi inutile, nel 9°. Lui c’è sempre e si sta guadagnando la titolarità fissa a spallate.
  • Slater: riabilita la sua serata fin lì anonima con la bella linea che vale il pari. Inutile dire che ci si aspetterebbe comunque di più, ma pare che più di tanto non riesca a dare.

Riecco DeSclafani, pronto (si spera) per game 2. Non lo vediamo da quanto? Da 2 mesi esatti, era il 21 aprile quando fece banchettare i Mets, concedendo 9 hit e 5 punti in 5 inning. Per tre partite una meno convincente dell’altra ha una ERA di 6.08 ma quella di 3.17 per 31 partite dell’anno scorso è più piacevole a vedersi e soprattutto più affidabile dato il numero di partite. Quest’anno però è comunque più difficile quindi gli chiediamo di stare sul pezzo anche se l’avversario che si trova davanti non è di quelli semplici né il ballpark aiuta chi lancia e lui ha un home run/rate in carriera di 1.27 per 9 inning, non un dato basso.

Insomma, dita incrociate e speriamo le cose ci girino dritte sebbene chi ci troveremo di fronte pur essendo molto giovane sta dimostrando di saperci fare. Parliamo di Spencer Strider, 23enne di Columbus, soprannominato “Mustache-man” visto il suo baffo ricorrente che lo fa sembrare meno giovanotto di quello che è.

Draftato da Cleveland nel 2017 non firmò, giocando nel college e venendo ridraftato dai Braves nel 2020 dopo la TJ surgery dell’anno precedente. Ha debuttato l’anno scorso da rilievo, a ottobre, per le ultime due partite di regular season di Atlanta, non venendo poi impiegato in postseason (ma portandosi comunque a casa un bell’anello da mostrare a parenti e amici).

Quest’anno è invece partito a roster e dopo 11 presenze da rilievo (ERA 2.22) da fine maggio è stato promosso in rotazione laddove ha finora disputato 4 partite, contro Arizona, Colorado, Pittsburgh e Washington, crescendo e acquisendo sempre più fiducia. La sua ERA aggiornata recita 2.45 e se vogliamo trovare un piccolo difetto, ad oggi, sono i walk, che distribuisce sempre un po’ nelle sue partite, senza però “sbroccare” del tutto.

Dal nostro punto di vista, servirà dunque pazienza al piatto e possibilmente toccare subito Strider, in modo da fargli perdere un po’ di confidenza. Al contrario, se parte bene è possibile che si metta in ritmo e che le cose per noi diventino molto più complicate.

Ovviamente, come insegna il manuale baseballistico, può benissimo accadere tutto l’opposto e nessuno si stupirebbe.

Giants at Pirates gara 3 (3-4): offerta 3 x 1, Suwinski ritira alla cassa

Posted in Resoconti on 20 giugno 2022 by Mat
Credits: tribtoday.com

“Carneade, chi era costui?”, scrisse Manzoni nei suoi Promessi Sposi, con don Abbondio a pronunciare quella domanda. Carneade di Cirene era un filosofo greco vissuto attorno al 200 avanti Cristo. E Jack Suwinski, chi è costui? Non è forse il nome più chiacchierato del mondo della MLB, ma sicuramente da ieri ci potremo ricordare di chi sia, visto che ha deciso match e concluso la serie con un suo fuoricampo, solo l’ultimo di una giornata in cui ne ha battuti tre.

C’è un lato positivo di tutto ciò, ovvero che Suwinski era un prospetto dei Padres e ora lo è dei Pirates, il che vuol dire che ce lo troviamo di fronte meno volte durante l’anno e soprattutto che non può contribuire ai successi di una nostra diretta concorrente. È stato infatti tradato a luglio dell’anno scorso assieme ad altri due suoi compagni per portare Adam Frazier in maglia Padres. Trade che non ha avuto molto successo perché Frazier, pur essendo un buonissimo contact-hitter, non ha portato ai playoff la sua nuova squadra e se n’è andato da free agent a fine stagione (ora è a Seattle), come noi con Bryant, per intenderci.

Suwinski nelle 46 partite giocate fino a ieri non è che avesse queste grandi medie, in battuta era .214 e la slugging percentage era sotto media, pur avendo 8 home run a tabellino. Ieri è stata la giornata della svolta per lui, tre fuoricampo che hanno dato un boost notevole alle sue medie e cambiato probabilmente la prospettiva del giocatore. Ma di questo a noi interessa il giusto, ciò che conta è aver raccolto una L che ci dà qualche rimpianto, anche se avendo vinto 7 delle precedenti 8 non è che possiamo stare troppo a lagnarci.

Prima di riparlare della partita, dobbiamo aprire un breve paragrafo dedicato al nuovo arrivo in casa… River Cats. Già, non esattamente Giants, visto che al momento partirà da Sacramento. Si tratta di Yermin Mercedes, chiamato dai waivers dopo essere stato DFAto dai White Sox una settimana or sono. Bizzarro questo Mercedes, ma molto. Nato in Repubblica Dominicana 29 anni fa, già nel 2011 venne firmato da International free agent, ma ebbe modo di debuttare in MLB solo molto più tardi, ad agosto nel 2020. L’anno scorso invece iniziò la stagione con 8 valide consecutive, impresa mai riuscita a nessun giocatore almeno dal 1900 in poi. Negli highlights che si ripetono alla nausea tra un inning e l’altro durante le partite spesso si vede un suo fuoricampo volare a 485 piedi, una roba semplicemente folle.

Sta di fatto che dopo un inizio tremendo la parabola di Mercedes sembrava crollata a picco, tant’è che addirittura a luglio scorso disse che avrebbe smesso con il baseball a tempo indefinito. Ma nel 2022 ha ricominciato ed è partito dal triplo A a Charlotte, dove aveva giocato fino al DFA. Prima era passato anche per un’operazione chirurgica ad un osso della mano.

Che tipo è? Un folle assoluto, consiglio di visitare la sua pagina Instagram per regalarvi due minuti di circo gratis, visto che lo stile e l’abbigliamento ne fanno un personaggio totalmente senza senso, quasi un meme vivente. A parte questo, quando sul campo decide di impegnarsi davvero sa fare cose fuori dal comune e se arriva in maglia Giants (arriva?) con la testa giusta potrebbe farci gasare alla follia. Se è stato preso forse gli verrà data l’opportunità di fare un giro tra i grandi e, ripeto, se le cose dovessero mettersi bene potrebbe far salire di tanto la temperatura dell’entusiasmo. Però è una scommessa (a pochissimo prezzo, visto che in cambio abbiamo messo DFA Papierski) ed è garantita l’incostanza. Potrebbe essere un breve turbo, ma di quelli clamorosi. Come anche un bel flop. Lo scopriremo. Azzardo, e se arriva già oggi ad Atlanta?

Senza raccontare nei dettagli la partita – anche perché si è giocata ad un orario che ha consentito la visione a chi ne era interessato – possiamo comunque parlare della stessa, che ha visto il ritorno di Alex Cobb sul monte dopo aver saltato un paio di partenze per infortunio. È stato tenuto ovviamente ad un pitch-count basso (60 lanci) e ha tutto sommato fatto vedere buone cose, visto che ha concesso 4 hit in altrettanti inning, con 1 walk e 2 strikeout. Peccato per i due fuoricampo, che ne hanno macchiato una prestazione che altrimenti si sarebbe potuta definire molto positiva. I nostri erano passati in vantaggio nel 1° inning con una beffarda hit di Pederson, che ha approfittato dello shift per far andare la palla in una zona scarsamente coperta dai difensori locali.

Il 2-0 non ci ha garantito la vittoria però, perché da lì i nostri hanno battuto poco o nulla e fino al nono inning non è entrato alcun punto. Oltretutto, se si eccettua questo RBI double di Joc, i punti poi sono giunti solo grazie a fuoricampo. 4 solo-shot da parte loro, tre come detto con un unico giocatore, e uno da parte nostra nel nono quando sembrava che le speranze fossero al lumicino. Ma forse era meglio perdere per 3-2 che pareggiare, illudersi di vincere e poi perdere in walk-off.

C’è da parlare di quanto successo nel 7° inning, quando abbiamo messo due uomini in base, per un walk (Ruf) e per un HBP (Crawford). Sulla successiva palla di Longoria, grounder floscia come ci ha abituato negli anni, Crawford è corso in 2B non in slide ma andando oltre, con un bel step on foot (cit.) sul loro shortstop che stava girando un doppio gioco. Non so cosa sia passato nella testa di Crawford, forse ha visto una partita di qualche giorno con protagonisti i Cardinals in cui il runner di St. Louis è andato dritto e ha causato un corto circuito alla difesa avversaria. In questo caso la situazione è andata a rotoli, a Crawford è stata chiamata l’interferenza, quindi un doppio gioco completo pur non essendo stato tale. Inoltre il loro interbase è pure uscito per infortunio.

È stata un’occasione importante per un match che però ha regalato le sue emozioni in fondo. Nel nono, il nostro primo battitore Estrada l’ha pareggiata con il suo fuoricampo numero 5 della sua bella stagione. Ma c’era ancora da fare i conti con Suwinski: Rogers gli ha fornito l’assist perfetto dopo appena tre lanci dal suo ingresso. Tutti a casa.

Note negative del match:

  • Rogers: è possibile che ogni volta che salga su quel monte ci sia da accendere un cero e pregare che miracolosamente ne esca indenne? Evidentemente sì, è possibile, e si persevera.
  • Crawford: la giocata prima raccontata causa seri danni. Peccato perché non abbiamo avuto tante occasioni e questa era da sfruttare molto meglio.
  • Wynns: dopo l’impatto positivo, ora sta tornando ai livelli che si sapevano. Non è da buttare, ma è un backup (come Casali, peraltro).

Note positive:

  • Garcia: due inning brillanti, senza macchia. Il suo braccio mancino mi pare molto più affidabile rispetto a quello di Alvarez.
  • Pederson: valida importante e fortunosa che è però l’unica nota positiva che lo riguarda. Il resto della sua prestazione non è indimenticabile, tutt’altro, comunque quei 2 RBI sono suoi e non miei, né di qualcun altro.
  • Estrada: nono inning e home run del pareggio. Come accadde nell’opening day, Thairo clutch.

Nota per Long, senza infamia e senza lode. Ottima la sua gara fino a Suwinski, poi cade nel tranello del rookie in giornata di grazia. Subisce poi anche un doppio. Ad ogni modo, non subiva punti dal 4 maggio, quindi non gli va certo tirata la croce addosso.

Si va ad Atlanta ora per una lunga serie da 4. Non la serie che vorremmo ma la serie che ci tocca fare, per una trasferta che personalmente ritengo una delle più antipatiche del campionato. Non per la squadra eh, ma per la combo ambiente + stadio + quel tomahawk chop che mal sopporto. Le prime tre partite le giocheremo in notturna, con una temperatura poco sotto i 30°C da quelle parti, ma sarà appunto in notturna quindi tutto sopportabile. Meno per gara 4, prevista di giorno, con un bel forno a 37°C per i nostri. Ma ce ne occuperemo più avanti. Ora concentriamoci sulla prima, con Logan Webb vs. Max Fried come primo match-up.

Fried, nato a Santa Monica 28 anni or sono, fu scelto nel 2012 dai Padres e venne tradato due anni più tardi per far arrivare Justin Upton con la maglia dei fraticelli. Perse tutto il 2015 per recuperare dalla TJ Surgery, poi si fece il 2016 nelle Minors e debuttò in MLB nel 2017, collezionando fino a oggi un totale di 108 presenze in regular season tutte in maglia Braves di cui 91 partenze, a cui vanno aggiunte 17 partite giocate in postseason, con il traguardo della World Series vinta l’anno scorso, in cui ha giocato due volte raccogliendo una vittoria e una sconfitta. La vittoria è stata però più importante perché era gara 6, ovvero quella che ha consacrato i Braves campioni della Major League.

Fried è noto anche per essere un ottimo hitter, tanto è vero che l’anno scorso ha vinto il Silver Slugger Award dedicato ai pitcher, cosa che non può più accadere vista l’implementazione del DH. Quest’anno non è nemmeno andato una volta a battere da pinch-hitter, e giustamente, visto che nella vita si occupa preferibilmente di altro. Di lanciare, per esempio; la sua ERA in carriera – sempre regular season – è 3.27, notevolissima, d’altronde la sua fama lo precede. Quest’anno dopo 13 partenze è a 2.90 con prestazioni in crescendo rispetto ad inizio anno, che è sempre difficoltoso per un pitcher. Nel mese di giugno ha lanciato tre volte, la prima di queste è stato eccellente a Denver, concedendo 2 hit e zero punti in 8 inning. Nella seconda ha fatto meno bene, concedendo 8 hit ma solo un punto in 6 inning contro i Pirates. Nell’ultima a Washington una prestazione che ci può confortare, 5.2 inning, 6 hit e 4 punti. Aggiungiamo però che tende a concedere pochissime BB e a mettere tanti K, se consideriamo che il nostro attacco non vive il momento più brillante della stagione direi che l’obiettivo minimo può essere quello di scansare il no-hitter.

Pessimismo a parte, sappiamo di potercela giocare, anche perché noi non mandiamo a lanciare uno zozzone qualunque. Il baseball ha strade infinite quindi cerchiamo di trovare la nostra per vincere questa partita. Fuerza!

Giants vs. Royals gara 3 (2-3): 1500 (non) di questi giorni

Posted in Resoconti on 16 giugno 2022 by Mat
Credits: Sf Giants Instagram page

Correva il maggio del 2011, per la precisione il giorno 27, quando a causa dell’infortunio dell’indimenticato (o forse no) biondino Mike Fontenot, i Giants fecero fare un salto triplo a Brandon Crawford, 24enne che giocava con i Giants di San Jose. Nessuna trafila in doppio A o in triplo A, dal singolo A direttamente alla MLB.

Per il giovane Brandon, nato e cresciuto a due passi da San Francisco e tifoso da sempre dei suoi Giants, era un sogno che si realizzava. Il giorno del debutto fu poi speciale: dopo un primo at-bat in cui andò flyout, nel secondo cadde in un doppio gioco e nel terzo si presentò a basi piene. Era il 7° inning, i Giants perdevano 3-1 a Milwaukee contro i Brewers. Crawford batté la prima hit della sua carriera in modo spettacolare, un grande slam oltre l’esterno centro, per un 5-3 Giants che volle dire poi vittoria (per 5-4). All’epoca, non so se in futuro è poi successo, fu solo il sesto giocatore della storia della MLB a battere un grande-slam come prima hit della carriera.

Il qui presente blog, che era all’inizio dei propri tempi d’oro, titolò il pezzo del match con “Crawford, il nuovo eroe”, e ovviamente misi lui nelle note positive del match, con il seguente commento: “fino a 2 giorni fa lo conoscevamo a malapena (chissà se l’abbiamo mai nominato nei nostri report delle minors), ora è l’idolo assoluto, il salvatore della patria, l’uomo su cui costruire presente e futuro della franchigia. No, non esageriamo. L’emozione che ci ha dato è grande, ora speriamo che prosegua a fare bene, che non si monti la testa e che ci regali altre soddisfazioni. Benvenuto nella Big League, Brandon.”

Da lì, sono passate altre 1499 partite, fino a quella di ieri, la 1500esima, e bisogna dire che il ragazzo di strada ne ha fatta. Per quanto l’abbia pluricriticato all’inizio per la sua poca consistenza al piatto, ora probabilmente si può dire che sono più le volte in cui ho specificato di essermi ravveduto rispetto a quelle in cui gliene ho dette. Crawford è uno dei rappresentanti di questa franchigia e il 5° Giants di sempre come numero di presenze. Peraltro, nell’occasione di gara 2 contro i Pirates di sabato sera, salirà al numero 4, superando Jim Davenport, che giocò 1501 incontri tra il 1958 e il 1970. C’è anche Belt in questa lista, ma molto più indietro, a quota 1260. Ai primi tre posti, forse per l’eternità, troviamo Willie McCovey con 2256, Willie Mays con 2095 e Barry Bonds con 1976 presenze.

Tanta roba, dunque. Tanta roba che avrebbe meritato miglior sorte rispetto a quanto avvenuto ieri, quando una grounder di Melendez è rimbalzata sopra il suo guanto facendogli fare un errore, l’ottavo della sua stagione, uno in meno rispetto a tutto l’anno scorso. Gli errori capitano e lui in difesa è spesso protagonista di giocate notevolissime, per cui questo glielo perdoniamo, sebbene a conti fatti sia costato una sconfitta. Ma così è successo e ciò non intacca il giocatore Crawford, la sua storia con questa maglia ormai è stata scritta. Ha vinto due titoli, ha dato tanto a questa squadra e questa coincidenza dell’errore alla sua partita numero 1500 è una cosa che verrà presto dimenticata, com’è giusto che sia.

Ad ogni modo di sconfitta s’è trattata, ed è un peccato perché non giocavamo certo contro una squadra schiacciasassi e in questa gara 3 abbiamo avuto le nostre brave occasioni per portarla a casa. Ma il baseball è anche questo, a volte si vince, a volte si perde e a volte piove; non essendosi verificata la prima e la terza opzione, ci è capitata la seconda. Chiudiamo il turno casalingo con 6 vinte e 3 perse, siamo andati maluccio nella prima serie contro i Rockies, persa 1-2, è stata godereccia oltremodo invece la seconda, con lo sweep ai Dodgers, è stata vittoriosa la terza seppur con un pizzico di amaro in bocca in fondo. L’attacco, che aveva battuto pochino e vinto le precedenti 4, stavolta ha battuto due hit in più (7) e ha perso. Per contro, loro hanno vinto con 4 valide. Un altro capitolo della serie “il baseball ha strade infinite”.

Il lineup, con Long partente, proponeva una bella batteria di mancini, ben 6, contro il loro partente Heasley. Belt dall’inizio e da DH, La Stella in 1B e Casali al ritorno dopo qualche giorno di assenza.

Il primo battitore sorprende la difesa con un bunt single. Dopo 1 out c’è un doppio di Bobby Witt, sul quale Slater e Yaz fanno un po’ di confusione. La non-giocata di Crawford con 2 out l’abbiamo già narrata e porta il 2-0 agli ospiti. Nel nostro primo attacco proviamo subito a replicare con un walk su Yaz e con un singolo di Pederson, un bloop che la difesa Royals non legge bene anche a causa del vento (non sarà l’unica volta del match). Con 2 on però Belt swinga a vuoto l’ultimo strike e si chiude la ripresa.

Nel 2° battiamo due singoli vanificati dal K finale su Gonzalez, nel 3° proprio Gonzalez bissa l’assistenza del giorno prima, stavolta non a casa base ma in 2B, eliminando l’accorrente Witt che non è di certo lento. Decisivo il tag di Crawford.

Nel 4° Llovera prende il posto di un buon Long e lancia bene il proprio inning. Noi realizziamo i punti del pari: dapprima arriva il solo-homer di Belt, 5° della sua fin qui tribolata stagione. Poi Estrada si prende un walk e arriva fino in 3B, prima con altro bloop single di Crawford, poi con una volata di sacrificio. Con 1 out, è un’altra sacfly, battuta stavolta da Casali, a dare il 2-2. Siamo anche primi in MLB per RBI su sacfly, a quota 26. Come fare punti con degli out.

Sulla situazione di parità tutto sembra andare verso i Giants, anche in considerazione del fatto che i Royals schiereranno i loro non eccelsi rilievi, invece non concretizziamo più. Nel 5° non sfruttiamo un HBP su Flores, nel 6° combiniamo poco pur con una valida di La Stella. Nel frattempo Littell lancia due buoni inning. Nel 7°, dopo finalmente un buon lavoro di Rogers, abbiamo l’occasione migliore, con la solita valida lunga in campo opposto di Luis Gonzalez. Che macchina, in questo senso. La sua palla sembra anche andar fuori, poi sembra essere presa al volo da Taylor, invece cade e Luis va in 2B, da leadoff. Non entra però il 3-2, perché arriva un poppone di Yaz (che peccato aver perso il conto), una linea di Flores colta al volo e un brutto K su Slater.

Entra invece il 2-3 e per ciò basta un doppio di Benintendi sul neo entrato Brebbia. Corridore che avanza in terza per un bunt, poi arriva a casa base per il punto del match con la sacfly di Merrifield. In attacco il leadoff walk su Belt ci illude di poterci riprovare, ma il capitano non va oltre la 2B. Fatali sono gli out di Crawford (pop raccolto in foul) e di La Stella con il suo check-swing strikeout.

Nel 9° tentiamo l’ultimo assalto con il loro pitcher Barlow ancora sul monte per una 5-out save. Ruf entra da PH per Casali e guarda 5 palle che gli passano in zona, le ultime tre sono tutte strike. Bell’at-bat, Darin, non c’è che dire. L’out successivo è di Gonzalez, l’ultimo di Yaz. Finisce qui, triplice fischio.

Note negative del match:

  • Crawford: come già detto, purtroppo battezza la cap numero 1500 con un errore molto costoso. In attacco batte un bloop single ma non basta. Si riscatterà.
  • Slater: continua a non funzionare. E se fosse lui a saltare al rientro di Wade?
  • Ruf: un AB che avrei potuto fare anch’io, 5 lanci tutti da guardare, grazie e arrivederci. Sono un po’ però cattivo, perché l’ultimo è basso e fuori dalla zona, ma l’arbitro ha fretta.

Note positive:

  • Long: non so se questa sia la quarta o quinta volta di fila che apro con il partente come migliore in campo, ma mi sa che è anche un segno che l’attacco sta latitando troppo. Buono comunque il match di Long, fatto di 44 lanci (in fila per tre col resto di due… perdonatemi, ho una bimba piccola e sono assuefatto a certe canzoncine) e di un primo inning un po’ sfortunello. Poteva anche teoricamente restare più a lungo. ERA di 1.69, molto buona. Siamo a 5 partenze in questo suo 2022, più 5 fatte l’anno scorso.
  • Littell: finalmente qualcosa di decente anche da lui, per la precisione due inning perfetti. Che non sia un evento una tantum, si spera.
  • Belt: bentornato, o capitano di mille battaglie. Fuoricampo importante e anche un walk nel suo score. Di lui va sempre sottolineata la disciplina, OBP di .352 quest’anno, meno comunque del .378 dell’anno scorso e dell’irreale .425 del 2020 (in cui giocò 51 delle 60 partite). È a 3 walk dai 600 presi in regular season, di cui solo 33 intenzionali.

Giovedì di riposo e trasferimento in quel di Pittsburgh, laddove da venerdì giocheremo al PNC Park contro i Pirati, che hanno un record di 25-37. Pirati che sono infarciti di ex Giants, tra cui a memoria posso ricordare Reynolds (che però non giocò mai in MLB con noi) scambiato per McCutchen e i pitcher Stratton e Beede, quest’ultimo arrivato da poco dopo il DFA. Due pitcher che francamente ho piacere di non vedere più con la nostra maglia, anche se ovviamente auguro loro ogni bene in maglia giallo-nera.

Non però per le prossime tre partite, delicate per noi anche in vista del calendario futuro che ci vedrà impegnati contro i campioni in carica Braves per 4 partite. Serve fieno in cascina.

Gara 1 nella notte tra venerdì e sabato con Rodon vs. Thompson. Sabato in seconda serata italica avremo probabilmente Wood per noi vs. Quintana, mentre domenica alle 19.35 dovrebbe tornare Cobb, avversario Keller.

Una breve parola sui tre loro partenti: Zach Thompson è un 28enne destro, texano, che ha giocato l’anno scorso con Miami, anno del suo debutto, con una ERA di 3.24 per 26 presenze di cui 14 dall’inizio. In offseason è stato scambiato con il catcher Stallings per arrivare a Pittsburgh, in cui ha accumulato finora 12 presenze (11 da starter) con 4.50 di ERA. Buonissime però le sue ultime uscite, molto migliorate rispetto ad un inizio in cui aveva fatto male e collezionato ERA oltre i 10 punti. Il dato medio è quindi figlio di un inizio difficile, ora il suo valore si è livellato verso l’alto.

Per gara 2 avremo contro il mancino colombiano 33enne Jose Quintana. Ricordate che l’anno scorso era da noi? Fece 5 fugaci apparizioni, da rilievo, 9 inning totali con 4.66 di ERA. Nelle fila dei Pirates è tornato partente fisso, ruolo che non ricopriva dal 2019 (ha debuttato 10 anni or sono in maglia White Sox). La sua ERA attuale recita 3.53, sicuramente buona ma peggiorata abbastanza nettamente nelle ultime uscite, per precisione nelle ultime 3, in cui ha concesso molto agli attacchi di Dodgers, Tigers e Braves.

Mitch Keller, destro 26enne, per gara 3. Quarto anno in maglia Pirates, unica squadra per la quale ha giocato, quest’anno ha una ERA di 5.07 frutto di 12 presenze di cui 10 da starter (6.17 per 23 partenze nel 2021). Inizio di stagione difficile, maggio con ERA oltre i 6 punti, poi meglio. Nella terzultima uscita ha tenuto a bada i Dodgers concedendo 2 hit in 5 punti. Non andrà quindi sottovalutato. Tallone d’achille: concede non poche basi per ball.

Approfittiamone. È un’esortazione. Non ci si legge nel weekend salvo cataclismi, ci si legge comunque presto. Evviva gli arancioneri!